Canzoni per gioco descrivono momenti di fatica quotidiana. Una corsa verso il boh
La vita in una corsa a piedi, arrancando nelle salite e facendosi forza del fatto che dopo tutto al traguardo siamo stravolti ma belli pettinati. Il nuovo disco dei Pagliaccio corre su una strada difficile, piena di buche e di tutte le bucce di banana mangiate in precedenza.
Il trio piemontese mette in ognuna delle dieci tracce di "La Maratona" tanti racconti semplici e riflessioni altrettanto didascaliche sui momenti di vita tipici dell'homo sapiens sapiens tra i trenta e quarant'anni: la storia d'amore fallita, quella riuscita, le litigate, il futuro incerto, la quotidianità casalinga, la controversia della vita da artista eventuale, la solitudine. E lo fa con un pop vocale sottile, edulcorato e dal ph decisamente basico.
A chi non è capitato di dire:"Vai vai ciao" (con gesto della mano) ad una persona che non vi merita? Belle sarebbero le coppie sempre felici, bello sarebbe il rock'n'roll vissuto da entrambe le parti, e invece niente, si ripensa alla mamma. Battagliare e perdere tempo nei bisticci non producono nulla di positivo, il gioco a "Risiko" dei sentimenti finisce quasi sempre con la sospensione della partita per noia.
Un ukulele mette di buon umore quasi sempre ("Mah"), anche nella constatazione amichevole del proprio cervello con le cazzate prodotte dall'avanzare dell'età o semplicemente dalla stupidità folgorante.
I Pagliaccio traducono in musica leggera le riflessioni fatte guardando la vita con una lente d'ingrandimento a vetro colorato, forse trovata su un giornalino di fumetti: non hanno la pretesa di volere l'alto e mantengono una cifra stilistica libera da sofismi. Urlano: "Pagliacci tutti voi!" nell'ultima canzone del disco, a mo' di pernacchia e rivalsa contro chi della loro ironia non sa apprezzare le sfumature e la consapevole costanza.
Tra Samuele Bersani e Cesare Cremonini, le sonorità gioconde scorrono track by track, l'unico momento di intensità, che scollega per un attimo dal ludico, è "Amore cieco", scritta e realizzata con l'aiuto di Maurizio Carucci degli Ex-Otago, densa e armonicamente rilevante storia di un amore tra non vedenti.
Alla fine la maratona la vincono comunque le chitarre acustiche da spiaggia, la vocazione pop e la voce in primo piano, la noncuranza nell'essere pagliacci, i giri melodici da cornetto Algida, e proprio come dopo aver mangiato il famoso gelato, nella testa rimangono la sensazione di buono ed una sete immane.
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La recensione La Maratona di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-05-06 00:00:00
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