Un artista finalmente sicuro dei propri mezzi. Un disco promosso a pieni voti, stavolta senza appunti da muovere.
Dove eravamo rimasti raccontando dell'esordio di Alfonso Surace, il cui alter-ego musicale ribattezzato Arcane Of Souls taglia oggi il traguardo del secondo disco? Eravamo rimasti con un pizzico di amaro in bocca per un motivo apparentemente banale (la tracklist, nello specifico la disposizione delle tracce), che finiva però per influenzare notevolmente l'esperienza d'ascolto.
Non sappiamo dirvi se il musicista calabrese abbia fatto o meno tesoro di quel suggerimento, ma l'impressione è che il flusso di canzoni all'interno dell'album oggi sia molto più equilibrato che in passato. Intendiamoci: non che ci siano rivoluzioni rispetto a "Vivo e vegeto", anzi, "Ceneré" potrebbe considerarsi l'ideale proseguio a 3 anni di distanza; semplicemente l'ex Torquemada sembra essere molto più sicuro dei propri mezzi e mette in fila 9 tracce senza dilungarsi oltre, concentrando sforzi e ispirazione.
E, a proposito di ispirazione, non cambia molto rispetto al passato, se non che la dimensione malinconica pare restringersi a favore di un'atmosfera complessivamente più caciarona - o, se preferite, festaiola. Non sorprenda, anzi è rinnovato piacere, ritrovare ancora echi de Il Pan del Diavolo ("L'oro in bocca"), della Brunori S.A.S. in un'ipotetica versione dirty ("Gennaro"), di Rino Gaetano convertito al blues ("Lunatico romantico stomp", "Sintomatico"), dei Marta sui Tubi ("Respirare"), del primo Edoardo Bennato ("Povero me") e, in definitiva, di tutta una tradizione cantautorale che il Nostro sa rileggere senza risultare lezioso e con un atteggiamento finalizzato a rendere ancora più robusta che in passato la cifra stilistica che lo contraddistingue.
Un disco promosso a pieni voti, stavolta senza appunti da muovere.
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La recensione Ceneré di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-18 00:00:00
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