Pasquale Demis Posadinu combina il rap col cantautorato, il pop rock con l'elettronica. E ne esce vivo.
Pasquale Demis Posadinu, da molti anni componente dei Primochef del Cosmo, debutta con un album solista che porta il suo nome. Questa è l’unica certezza che possiamo avere sul suo lavoro. Ascoltando l’album, infatti, niente è certo ma, anzi, tutto cambia nel suo evolversi e, molto probabilmente, il primo ascolto sarà molto diverso dagli altri.
Innanzitutto, il genere. La musica elettronica fa da sfondo, da colonna sonora ai testi, prima incalzanti e ritmati che fanno pensare al rap (come quelli di “Nei paesi” e “Mà”), poi riflessivi, con un ritmo più disteso, tipici del cantautorato (“le barche vanno sole chi le fermerà” canta nel ritornello de “Le barche” ) e, come se non bastasse, qualche chitarra che emerge, qualche melodia pop che si incastra. Potrebbe crollare tutto da un momento all’altro, ma Posadinu riesce a stare sempre sul filo, in bilico costante. Ma non è solo una questione di genere.
I testi, infatti, riescono a mantenere sempre una certa impronta personale, anche quando sembrano permearsi di cattivo gusto, elemento che risulta tornare continuamente durante tutto l’album, sia nei testi (ad esempio quello della discutibile contaminazione linguistica del “manichino italian style” di “Michela”) che nella musica (come i suoni onomatopeici di “Più vecchi di Guccini” tra i quali spicca un muggito) ma che riesce ad intonarsi col resto, diventando un elemento stilistico, un po’ come il turpiloquio e la volgarità di Edda, che risultano, poi, meravigliosamente poetici.
Posadinu, però, rimane entro i confini, non sconvolge del tutto e, forse, ad un secondo ascolto, potrebbe un po’ deludere. Ma possiede un guizzo, un accenno di follia che lo contraddistingue.
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La recensione Pasquale Demis Posadinu di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-05-22 23:59:00
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