Era stata una bella sorpresa quel "Motori e introspezioni" che avevo recensito nel 2013, a tratti quasi incredulo nell'aver incontrato un'artista italiana capace di ripensare al suo percorso dopo l'esordio sbiadito di due anni prima.
Alquanto strano, quindi, ritrovarla oggi con un album intitolato "La trasformazione", quando in realtà il processo di metamorfosi è stato compiuto nel lavoro precedente. Probabilmente Maria DeVigili realizza la definitiva presa di coscienza solo oggi, ma questi - penso converrete con me - sono piccoli dettagli che poco o nulla influenzano il giudizio su questo lavoro. La certezza è che le 12 canzoni dell'album riportano sulla scena una donna che ha saputo coltivare tanto l'ispirazione quanto il talento, andando a migliorarsi sia per quanto riguarda la scrittura che gli arrangiamenti.
Il modello principale di fatto rimane lo stesso, quella Cristina Donà degli esordi il cui pregio principale era la grande capacità di reinventarsi canzone dopo canzone, cosa che succede esattamente anche in questa dozzina di brani, a grandi linee in bilico tra il cantautorato e il pop ma tutti puntualmente addomesticati dalla cifra stilistica di Maria. Cifra stilistica che si traduce principalmente in un approccio non convenzionale rispetto alla tradizione cantautorale; non si tratta, per intenderci, di una versione al femminile di Vasco Brondi o Jacopo Incani, bensì di una specifica idea di suono a cui Maria punta dando particolare risalto all'interpretazione vocale dei pezzi.
E per puntare così in alto, occorre avere una forte personalità e una conoscenza molto accurata dei fondamentali di riferimento. Che sono, oltre alla Donà ("La trasformazione", "Frammento") di cui sopra, anche Esben and the Witch ("Quando è ora", "Celestial"), Nada Malanima ("L'ombra"), Pj Harvey ("L'invisibile è quello che ci sostiene"), Ani DiFranco ("La distrazione"), Patti Smith ("Spegnere-gettare") e persino Karen O ("Come una formica"). Menzione a parte merita invece la conclusiva "Verso l'alto", sorta di preghiera recitata in cui la protagonista si ritaglia una parte da solista.
A completare l'opera anche stavolta si fa aiutare da Stefano Orzes (batteria e percussioni), chiamando però a raccolta altri musicisti come Lorenzo Ori, Claudio Lolli (voce recitante in "Come una formica") e Francesca Bono (Ofeliadorme) ai cori ne "Il pasto migliore", tutti elementi che arricchiscono l'album di piacevoli sfumature.
Insomma, nuovamente brava, senza alcuna riserva.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.