Il secondo disco dei Breakin' Down convince: puristi e novizi del rock puro si troverano sicuramente d'accordo.
La carriera dei Breakin' Down parte lo scorso millennio, precisamente nel 1999: passano diversi anni prima di assestare la line-up che poi pubblicherà nel 2010 “Miss California”, l'album d'esordio registrato nell'omonimo stato americano; nel mezzo di tanti live in giro per l'Italia e per l'estero passa un lustro ed arriva il secondo disco, “Judas Kiss”, registrato presso il Revolver Studio di Roma.
Dodici tracce di rock senza compromessi: l'approccio della band sarda alle sonorità acide è puro, rivolto alle radici e fortemente influenzato dal blues. L'ascolto parte benissimo con “Diamonds and bitches” e la title-track “Judas Kiss”, crude, d'impatto e molto catchy nei ritornelli, proprio come i brani migliori di Bon Jovi; i brani scorrono rapidamente e non si scade negli stereotipi: i Breakin' Down riescono a mantenere sapientemente la propria impronta anche provando a sperimentare sul tema rock'n'roll, fino alla perla finale rappresentata da “Texas Radio ('Till Death)”, desertico folk-blues che in meno di 120 secondi congeda l'album.
Convince il secondo capitolo della storia musicale di Breakin' Down: il rock di “Judas Kiss” sarà sicuramente apprezzato dai puristi ma riceverà complimenti anche da chi è meno incline a determinate sonorità. Garantito.
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La recensione JUDAS KISS di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-07-14 00:00:00
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