E’ necessario entrare in una stanza. Chiudersi la porta alle spalle. Distaccarsi dal tempo. Gli Act Noir arrederanno con brani elucubrati, che concedono poco ad un ascolto distratto, con gradazioni ipnotiche, ambienti profondi, decadenti, cantati rarefatti, sospirati, arrotati. Una linea retta di armonie lunghe, sgrossate che si riempiono e si spogliano ad arte. Senza un naturale cedimento. Una linea retta sulla quale si appoggiano elementi accessori che la deformano in onda. Questa produzione appartiene alla new wave in buona parte delle sue sfuggenti e multiformi incarnazioni, ne riassume e rimescola i palesi riferimenti. Dalla contaminazione elettronica espressa con raffinatezza, finalizzata al ritmo dei brani, alla connotazione psichedelica (nella mancanza di sintesi, nelle melodie che si dilungano e si avvolgono in esercizi di stile come in “Drag me away”); dalla vocalità incantata, sotterranea tra il doorsiano e il glam, agli improvvisi svuotamenti strumentali riempiti da minimali tocchi sintetici e soffusi colori Japan. E ancora ottime chitarre dalle rifiniture funky o di indiscutibile eco U2, aperture limpide in tracce più omogenee e fruibili come “Lithium Flowers”, fino all’imbastitura d’insieme di sonorità magniloquenti, quasi retoriche nel loro inquieto romanticismo. Non mancano sensibilità artistica e carisma. Questa musica vive prosperamente in un altro tempo, come un’intelligenza in coma che si risveglia. Finito l’ascolto è stato come uscire da una stanza nella quale non abito più da un ventennio. Là restano poster di Television, Simple Minds…anche l’esordio degli Interpol. E là resta il cd degli Act Noir insieme a un giudizio prodotto da un’anacronistica e chissà se utile nostalgia.
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La recensione Cosmo Minimized e.p. di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-12-07 00:00:00
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