I Kazamate, tra il grunge e l’hardcore, si presentano al pubblico con “…l'animale non mi vede”, primo demo per questa formazione lombarda nata nel settembre 2001. La qualità della proposta stenta a decollare: è piuttosto piatta e il più delle volte le strade intraprese dai musicisti sono quantomeno prevedibili e soprattutto già sentite molto tempo fa. Non c’è una melodia o un riff che scavino nel fondo dell’anima. C’è la grinta, questa sì, ed è forse l’unica nota positiva assieme ad una grafica di copertina dai caldi cromatismi. Grunge e hardcore, questo senza dubbio. Per quanto riguarda la prima corrente musicale, fin troppo evidenti in più di un’occasione i richiami ai Nirvana. In “Altre mani”, terzo brano del demo, sbucano addirittura i Silverchair di “suicidal dreams”, quasi con un ‘copia e incolla’. Ma al di là delle varie (un po’ più che) citazioni di matrice Seattle, non c’è molto di cui parlare. Quando il sound abbandona la vena grunge - il che avviene spesso con una sorta di effetto scalino che fa pensare ad una cucitura forzata nella composizione dei brani – si passa senza mezzi termini all’hardcore, quello di vecchio stampo, presente in penisola già almeno dieci anni fa. I Kazamate non mancano certo, a giudicare dalla registrazione, di potenza sonora di impatto, anche in virtù di un cantato-gridato in italiano che però, il più delle volte, appare scontato nei testi e forzato nella metrica. Non è però giusto fare di tutta l’erba un fascio: sicuramente sono lodevoli alcuni tentativi di inserire nei brani passaggi apparentemente ‘fuori canone’, sebbene il risultato sia anche qui un po’ deludente e un po’ troppo confuso. “Violenza intermittenza”, “Io non mi spavento”, “Altre mani”, “L’animale non mi vede” (ossia i quattro quinti del demo) si muovono in questo senso. In “Uno giudica”, invece, l’ultimo brano, la musica cambia. Per davvero. A mio avviso si tratta del brano meglio riuscito, per dinamica, compattezza del suono, struttura. Alla solita distorsione chitarristica di retaggio metal anni Novanta si sostituisce almeno in parte una deliziosa chitarra pulita (nella prima parte del brano) capace quantomeno di destare interesse. Non è facile allora capire come la band sia capace di certe soluzioni e si ostini allora a limitarle ad un solo brano. E francamente questo è troppo poco. Fiduciosamente, se la strada che i Kazamate intraprenderanno si orienterà nel senso di “Uno giudica”, è lecito credere che i quattro possano arrivare a ritagliarsi uno spazio più definito e più apprezzabile di quanto non possa avvenire con “…l'animale non mi vede”. Questione di tempo?
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La recensione …l'animale non mi vede di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-12-10 00:00:00
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