Pazzi o geniali? Un noise rock d’impatto ai limiti della stravaganza.
Pazzi o geniali? Forse entrambi. Così me la sento di introdurre i PaperogA, un gruppo che, per intenderci, ha chiamato il suo album di debutto “My Super Sweet Fisting”. Per tutti coloro che non avessero ben chiaro in cosa consista la pratica del fisting, i PaperogA ci vengono in aiuto e con la cover del disco e con la spiegazione dettagliata del termine, all’inizio del videoclip di "Larry non mangia": “fisting: a sexual activity that involves inserting a hand into the vagina or rectum. Once insertion is complete, the fingers are either clenched into a fist or kept straight. Fisting may be perfomed with or without a partner”.
Sembra pura follia già solo pensarlo, ma l’impressione è che la band di Jesi cerchi in qualche modo di rivolgersi all’ascoltatore come in una sorta di brutale “fisting-sonoro”. Loro, a confermarlo, descrivono la propria musica come “un assalto sonico primitivo senza coscienza e decenza” e a conti fatti sarebbe difficile riassumere il concetto meglio di così. Come definire altrimenti un noise rock d’impatto, tutto concentrato in cinque brani che del tipico formato canzone hanno poco o forse niente?
Ecco una lista sconclusionata di tutto ciò che troverete in questo disco: un hardcore incazzato alla Converge, batteria velocissima e chitarroni distorti, le innocenti note della sigla di “Popeye the Sailor Man”, l’intro di “Smell Like Teen Spirit”, tutte le lettere dell’alfabeto (anzi “abcdefghilmnopqrSTRONvz”) gridate a squarciagola nello spazio di cinque secondi, il cantante che imita il verso del pollo, ancora il cantante che grida ripetutamente “PESCE”, un coretto ansiogeno e ossessivo che recita in sottofondo “viva l’happy hour”, una ghost track in chiusura d’album che col noise rock non ha proprio niente da spartire.
Se i PaperogA ci siano o ci facciano non è dato saperlo, ma sappiate che “My Super Sweet Fisting” vale un primo ascolto e – se sopravviverete – anche un secondo. È un album assurdo, su questo non ci sono dubbi, un patchwork malato di parti suonate (bene) e dei rumori più disparati, ma è proprio nella sua assurdità che riesce a costruirsi un perché e che, a mio avviso, potrebbe incuriosire positivamente diversi amanti del noise.
Il caos è stato partorito, adesso la bravura del gruppo sarà quella di registrare un secondo disco che non sia solo una brutta copia del primo e che, stravagante o meno, riesca ancora in fin dei conti ad avere un perché. Resta solo un dubbio: anche in concerto i PaperogA manterranno lo stesso livello di follia presente nell’album?
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La recensione My Super Sweet Fisting di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-08-27 00:00:00
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