Grida e poesie cittadine raccontate con il piglio di chi si sente figlio della strada
"Cuore Milano sveglia!" Un grido d'esortazione e di ossessione per la città del panettone, che Giubbonsky chiama "Piccola grande mela" e racconta di quando, come una madre grigia, lo accolse a tempo debito come un figlio indistinto tra i tanti, lui, cantautore di Casale Monferrato, che oramai a Milano ha messo le radici e ne sa cantare come pochi altri.
"Vera la prima" è il titolo dell'ultimo album di Guido Rolando in arte Giubbonsky, un coacervo di sensazioni rese canzoni da testi lucidi e veri, scanditi con una vocalità calda ed evocativa, vero veicolo di concretezza per le atmosfere metropolitane descritte nelle tracce in scaletta. Episodi disgraziati, denunce senza mezzi termini, piccole poesie di verismo punk sono gli ingranaggi di un motore cantautorale ben oliato da anni d'esperienza, scorrevole nei pensieri e nelle rievocazioni di fatti di cronaca come il caso Eternit (in "Svizzero") o le morti sulla strada in bicicletta, citando i casi di Graziano Predielis e Fabio Chiesa (in "Caramella"), un po' zoppicante nella totalità della musica.
Se i brani di "Vera la prima" sono inappuntabili dal punto di vista dell'emozione testuale, fanno difetto in alcune parti musicali, la registrazione in presa diretta questa volta, non restituisce giustizia ai pezzi, anzi li appiattisce e li svuota di groove (la stessa "Piccola grande mela" incespica in fatto di ritmica e tiro, fondamentali nei passaggi funky); le indiscutibili capacità tecniche dei musicisti rendono la metà se gli stessi strumenti viaggiano con un assemblaggio poco compatto come in questo caso.
La destrezza dimostrata da Giubbonsky nel padroneggiare sia la canzone d'autore che lo sfogo punk riesce a far chiudere un occhio sulle incertezze musicali, in questo disco protagonista è la parola, e la potenza che ha nel richiamare l'attenzione esulando quasi dalla melodia. La vena poetica in "Acqua di fonte" è la dimostrazione lampante delle capacità autorali di Rolando, poesia intima, reale e ultraterrena allo stesso tempo, il solo di chitarra che chiude il brano invece un po' fa storcere il naso.
"Vera la prima" è un titolo azzeccato, le canzoni di Giubbonsky sono vere e non concedono seconde possibilità, ti piacciono se ascolti le parole e ti fai guidare dall'istinto. Un libro-audio a episodi sulla città, i sui drammi, le sue contraddizioni, i suoi marciapiedi sporchi e le imperfezioni che la rendono perfetta.
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La recensione Vera la prima di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-07-02 00:00:00
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