Ci fanno annusare grandi cose ma lasciano un po' a bocca asciutta
È un peccato aprire una recensione con “avrebbe potuto”. Eppure “On a broke rope” dei Subtrees avrebbe veramente potuto rispolverare i fasti del grunge degli anni '90 e di un certo stile americana di gruppi come i White Buffalo. Peccato perché è solo nella prima traccia che si scorgono le caratteristiche non poco interessanti: una linea melodica e una voce (al netto delle frequenti imprecisioni nell'intonazione e pronuncia) che ricordano Mark Lanegan, compresa un finalone strumentale roboante in cui il basso spadroneggia prima di lasciare spazio a un momento più rarefatto, in perfetto stile Screaming Trees. Peccato perché nelle tracce successive questa ispirazione non si coglie più. “Ephemerality” e “Lovely Overdose” incappano in un pattern ritmico poco fluido, e la prima presenta anche un testo che sembra scritto da Eddie Vedder in overdose da zuccheri (“To love is so much easier than to hate / Yesterday I figured out what was missing”), “Deep” si arena in un riff ripetitivo. Dopo pochi ascolti alcuni momenti strumentali portati troppo per le lunghe tendono ad annoiare, e le continue imprecisioni nell'intonazione snervano.
Se tutto l'ep si fosse mantenuto sulle intuizioni presenti nella prima traccia avremmo davanti a noi una band che sa suonare del buon grunge aggiornato e riveduto al 2015, e che dovrebbe solo sistemare qualche dettaglio. Invece questo “On a broke rope” si limita a farci annusare grandi cose ma lascia un po' a bocca asciutta.
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La recensione On A Broken Rope di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-09-01 08:00:00
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