Disco piacevole all'ascolto ma senza particolari picchi emozionali.
Mai incrociato direttamente con la sua attività solista, Bobby Soul vanta una carriera che lo ha visto innanzitutto nel ruolo di vocalist dei Blindosbarra ma anche membro di Sensasciou e de Le Voci Atroci. Tutte esperienze che ritornano, in un modo o nell'altro, nelle 13 canzoni contenute all'interno di questo disco. Disco che, a dispetto del titolo, non orbita intorno a un solo genere ma cerca di contaminarsi con la tradizione cantautorale italiana e, solo sul finale, con il soul e il rhythm'n'blues.
Complessivamente il risultato è discreto, essendo Bobby Soul tanto conoscitore della materia quanto esperto musicista. A volte manca però quel collante che riesca a dare un senso compiuto a tutto l'amalgama. Apprezzabile il tentativo di coniugare Rino Gaetano con le atmosfere tanto care al Nostro (fatte le dovute proporzioni, "Due e ventisei" è una sorta di "Nuntereggaepiù 2.0" ), così come l'idea di riecheggiare Lucio Battisti in "Don Giovanni". Interessanti anche certi arrangiamenti il cui dna è ascrivibile sia a Lucio Dalla ("Amara") che a Pino Daniele ("Lunedì sera"), ma non sempre la combinazione di musica e testi si rivela entusiasmante ("Una candela nel cuore", "Nano nano", "Darci dentro"). Nonostante ciò, posso affermare con certezza che rispetto a un Mario Biondi qui siamo avanti anni luce, anche solo per il tentativo di andare oltre gli standard del genere.
Dall'altro lato, però, bisogna ammettere che quando Bobby Soul passa al cantato in inglese ("Que sera sera"), il livello si alza notevolmente rispetto al resto (viene in mente il Joe Cocker dei bei tempi), pur trattandosi di una cover. A conferma del fatto che non sempre basta il talento e l'esperienza (oltre alla credibolità conquistata negli anni e sui palcoscenisci) per declinare in lingua italiana un genere che storicamente non ci appartiene.
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La recensione L'Insostenibile leggerezza del funk di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-08-27 00:00:00
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