Un disco per accompagnarvi nell'estate italiana
Prendere la canzone Italiana per quel che è, qualcosa che molto di frequente non è solo una canzonetta e che assai raramente riesce a raccogliere realmente i frutti degli adorati esempi del passato e farli propri a tal punto da scardinarli perfino, o quantomeno ristrutturarli e dare loro un nuovo motivo per esistere pur in maniera così - ops - derivativa. Oppure un'altra possibilità: la canzone che è semplicemente bella da ascoltare, magari mentre si fa anche altro, mentre si vive, qualcosa che negli anni del jukebox non era certo considerato di poco conto né sintomo di una mancanza intrinseca all'opera. È in questa ultima categoria che infiliamo il disco di Nico, bassista di Dente, già nei Flyindolly e oggi approdato nella scuderia Picicca con un nome anni '60 (più vicino a Dino come concezione, che non all'omonimo Nico Fidenco) e un artwork che si caratterizza nella stessa identica direzione.
Quello di Nico è soprattutto un lavoro di belle canzoni che oscillano tra intro à la Venditti, un cantato e alcune melodie che sottolineano l'evidente ascolto del Lucio Dalla fine '70-primi '80 e atmosfere bossa che fanno riemergere una Vanoni perduta nei meandri pop degli anni '70. È un gusto chiaro, quello di Nico, che nel titolo del suo disco e nei riferimenti che lo avvolgono vuole certamente rievocare il mondo perduto di Luigi Tenco ma pure, e sta lì la sua forza, quello dei 45 giri che facevano da soli la stagione delle spiagge e gli inverni dei giradischi a valigetta: i vari Edoardo Vianello, Gianni Meccia, Don Backy, tutti nomi dai tesori nascosti dentro e fuori da canzonette che spesso erano da sole molto di più.
Ciò che disturba in un'operazione così felicemente pop e così curata negli arrangiamenti e nel gusto, così - ed è cosa davvero rara - ben suonata, sono i testi che, svestiti semmai di una certa altezzosa presunzione di scrittura, presidierebbero con più raffinatezza il loro naturale territorio: non quello del cantautorato classico ma quello della canzone italiana per tutti, quello così a fuoco nel tempo che Nico tanto rievoca, da aver fatto in egual misura ballare, pensare (e procreare) almeno una generazione.
Se cercate un disco lieve, curato come di rado accade, con suoni classici e retrò in grado di accompagnarvi nell'estate italiana, beh, dunque, eccolo qua.
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La recensione Ciao ciao bell'amore mio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-17 09:00:00
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