PragmaEnpleinair2003 - Rock, Pop

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Me lo sono pure portato in vacanza quest’estate il disco dei Pragma: era arrivato il giorno prima che partissi. Però l’ho ripreso in mano solo un mese dopo il ritorno. Non so perché: probabilmente, come spesso accade, sono rimasto perplesso - assai - sui testi. “In the moonshine” sembra uscita fuori da un accordo Bon Jovi/Jeff Beck- ed è infatti un pezzo validissimo. Ma non significa nulla. Insomma, i testi sono piuttosto poveri. O quantomeno, hanno delle tematiche di fondo portate avanti più cercando le rime e le assonanze che cercando una coerenza, per l'appunto, di contenuti.

“No leader” è un buon attacco, sempre su questa sorta di rock ben andante ma mai, veramente mai, duro. Poi arriva il pezzo da colonna sonora di “Dawson’s Creek”: “Carillon”. Beninteso, spesso nella colonna sonora di quel maledetto ‘serial-spot’ finiscono bei pezzi, però, per intenderci, la cadenza è quella. E non colpisce molto. Poi con “Anyway” si riparte sul “Bon Jovi style”. Nulla di nuovo. Arriva “Home”, ballatona acustica scarsa con un testo come: “When the sun is up/ and your heart is true (ma cosa significa!) / and the sky is deep like the ocean (banale..., quanti cieli sono stati profondi come l’oceano...)”. Però la musica scorre e non disdegna più ascolti. L’ultimo pezzo, “Breakin’ through”, stupisce: attacco di batteria, cambio improvviso, testo ‘recitato’ con super-effetto eco. Insomma, il pezzo più interessante dell’album.

In conclusione, i Pragma sono uno di quei gruppi che ha sicuramente un ottimo seguito di ragazze/fidanzate/amici/casinari/fratelli/pretendenti perché propone musica precisa, orecchiabile, bonjoviana, apparentemente dura e ‘spaccona’ in alcuni punti, e che dal vivo rende sicuramente dieci volte di più rispetto al disco. Però i testi sono banali e, a sentire bene, non apportano nulla al mondo della musica. La costruzione dei pezzi è spesso copia di se stessa e a lungo andare risulta seccante - c’è anche una specie di ghost-track alla Pink Floyd.

Tutto già inventato, tutto già sentito. Nothing new. E mettete i cognomi nei libretti, please.

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La recensione Enpleinair di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-12-19 00:00:00

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