ALBERTO GESU'
MA CHE MIRACOLO E MIRACOLO 2015 - Cantautoriale

MA CHE MIRACOLO E MIRACOLO

Le parabole anticonvenzionali di un cantautore pungente e divertente

Non ci si crede ma Gesù ha fatto un altro disco. No signori, non gridate al miracolo perché non lo è, qui si tratta di un prodotto artigianale con ottime finiture e materiali, un disco rotondo di prediche al megafono.
Il Gesù in questione si chiama Alberto (cosa credevate), ha il fegato e una faccia da schiaffi tale da atteggiarsi a cantautore, lo sa fare e quindi gli si perdona la spocchia da messia con la chitarra che moltiplica testi e musiche anziché pani e pesci. Alla fine un "gesù" deve essere pop-folk altrimenti che senso avrebbe, deve essere anche divertente o rischia di annoiare le folle adunate per sentire sue paraboliche storielle irriverenti basate per lo più sul nulla. E ci riesce.

Alberto Gesù attira l'attenzione quando canta e suona, la voce piena di frequenze medie, nasale il giusto, descrive in 12 canzoni, una serie di ipotesi e constatazioni tra il banale e il riottoso, in equilibrio tra il surreale e il perspicace, su melodie colorate e leggere, ponendo domande che spesso non hanno risposta ma che servono a non credersi arrivati mai.

In "...E quindi?" il finto Gesù canta: "Il mio divano è uno stato indipendente, ci faccio leggi un po' strane, tutto gira molto bene mi rilasso e sto tranquillo. I cani possono volare, chi soffre lo fa per scelta, morire si può anche più di una volta e quindi...cazzo spingi? Non ti rendi conto che i soldi li spendi ma il culo lo vendi, in guerra ti arrendi invece in pace ti offendi, allora cosa pretendi? E allora adesso ti arrangi" una delle tante stampalate ramanzine che arrivano dentro una ballata semifredda per irretire gratis.

Registrato da Fabio De Min dei Non voglio che Clara, "Ma che miracolo e miracolo" suona davvero bene, e i pezzi non corrono mai il rischio di somigliarsi nonostante la cifra stilistica morbida da canzoniere quasi scolastico sia ben presente sempre. Un buon lavoro d'arrangiamento mescola acustico, elettronico, contrabbassi e campanelli per proteggere il cantato da grillo parlante di Gesù. Brani come "Peccato!", in cui con il banjo si inquadra il (mal)costume dell'andar a puttane e fregarsene, o "Svegliarsi gente", posa effetto seppia sul paese reale e la pigrizia generalizzata da spazzare via a schiaffoni, o i "17 modi per farla finita" intervallati da una trombetta giocattolo, tra i quali vince l'ascoltare una canzone di Romina e Al Bano; sono alcuni dei migliori esempi della musica da circo dell'assurdo che il menestrello veneto è in grado di comporre.

No gente, qui non c'è nessun miracolo in ballo, ci sono idee e mani per produrle, c'è testa e originalità, c'è un cognome d'arte pesante da portare in giro, a chiamarsi Gesù si fa peccato forse, ma liberi di dire quel che si vuole come Alberto, sulle nuvole come sulla terra, dacci oggi il nostro cantautorato, e liberaci dal male. Amen.

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