Fortissimamente new wave ma lontani da una personalità ben definita.
Fortissimamente new wave, i Japan Suicide si muovono tra dark e post-punk guardando ai numi tutelari degli eighties (su tutti Cure e Bauhaus) con amorevole rispetto, riuscendo in qualche modo a svincolarsi dalla pura scia derivativa grazie a una voce che prende le distanze dai succitati paragoni.
I suoni sono quelli che hai già intuito, ritmiche secche, synth ultramalinconico, chitarre immerse in distorta tristezza: molto bella “Shame”, forse il brano che colpisce di più per l’approccio metallico e carnale, con un’attitudine noise che poi si perde subito nel resto del disco. “Naked Skin” che è un incrocio tra Cult e un giovane Billy Idol , tante ballate di sogni infranti e scivolamenti nell’oblio, e infine “I Don’t Exist” che aspira a “Disintegration” ricalcandone le sonorità (in particolare di “Closedown”) in maniera forse eccessiva.
Lontani da una personalità definita ma con buoni spunti e ottimi riferimenti, i Japan Suicide realizzano un album gradevole seppur privo di tratti apicali o essenziali svolte, il mio consiglio è di guardare meno indietro e concentrarsi sul proprio presente.
---
La recensione We Die in Such a Place di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-07-08 00:00:00
COMMENTI