Non è impresa facile riuscire a rappresentare in maniera trasparente impressioni ed emozioni personali, in modo da mostrarle agli altri chiaramente facendo loro ascoltare una precisa canzone. In qualche modo il cantautore Mimì Sterrantino sembra esserci riuscito, realizzando questo secondo lavoro intitolato “Un lupo sul divano”.
L'autore del disco è per metà siciliano e per metà svedese, e sicuramente questa sua provenienza mista si sente. Nel diario musicale che porta la sua firma infatti rock, blues e folk si fondono continuamente con cantautorato italiano e momenti intermittenti di musica balcanica: un mix di culture e tradizioni che per dieci brani si completano e si avvicinano in modo armonico senza mai sovrapporsi.
I primi minuti, con il brano “Ringrazio l'altitudine”, si fanno accostare ad esempio ai Mumford & Sons ed affini neo-folk. Poco dopo però si passa a suoni che potrebbero essere la sound-track di uno spaghetti-western, o ancora che ricordano una versione italiana di Elvis che litiga con la fidanzata (“L'abbandonata”).
Il pezzo che da il titolo all'album invece è quello che meglio delinea il mondo di questa autoproduzione dallo stile un po' americano (a cavallo tra '50s e '60s) e un po' italiano.
In “Uno dei tanti” sembra persino di essere seguiti da una piccola banda di mariachi con sombrero e chitarrina su una spiaggia messicana, mentre su “La dignità” la fantasia vola dritta a duelli, pistole e uomini d'onore. “Caro Dj”, critica pungente ed orecchiabile dedicata a chi passa i dischi senza alcuna velleità artistica, è il finale a sorpresa, con rockabilly, ritornello che si piazza in testa e musica che fa muovere i piedi sotto al tavolo, e che chiude il cerchio in bellezza.
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