Sono ormai quattro anni che i The Chimney-Sweepers si danno da fare sulla scena musicale italiana, e con questo “Il grande salto” sono intenzionati a proporsi in grande stile ad una platea più vasta che in precedenza. Così, per riuscire a produrre un sound il più personale possibile hanno messo in campo tutta la loro capacità e la loro passione, oltre a tutte le risorse che l’etichetta è riuscita a fornirgli per la fase di registrazione - come l’ausilio di un produttore blasonato qual è Maurizio Macchioni, in passato impegnato nello stesso ruolo con nomi altisonanti come Patty Pravo, Eros Ramazzotti e Matia Bazar.
La miscela risultante da questa non difetta di un proprio carattere, non rinchiudendosi in vincoli stilistici rigidi e prestabiliti - scelta discutibile fatta da alcune band per non si sa bene quale ragione - ma sporcandosi anzi le mani con soluzioni più tradizionalmente pop (specialmente nelle tracce con la voce di Serena Ferrara, “Private eye” e “Sogni”), ska (“Inborn”), punk, rockabilly (la cover di Elton John “Crocodile rock”) e swing (la piacevole “Cupido”).
Forse però il ‘mare magnum’ del rock con quest’opera non viene arricchito se non in quantità dal gruppo, perché di realmente nuovo qua dentro poco si vede (e si sente). Come già detto, alla band non manca un’idea personale delle proprie sonorità, ma il materiale scorre via troppo semplicemente senza lasciare davvero alcuna traccia. Insomma, nel complesso il lavoro non si rivela incisivo e si ha a tratti l’impressione che i testi, specie quelli in lingua inglese, non rendano davvero giustizia all’impegno profuso nella realizzazione musicale.
Necessitano dunque ‘canzoni’ in grado di valorizzare il lavoro dei The Chimney-Sweepers, altrimenti la volontà di elaborare un patchwork sonoro personale rimarrà semplicemente il sogno di una cattedrale nel deserto.
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