"Action speaks louder than world" è il ritornello di uno dei piccoli grandi classici dei Peawees. E questa raccolta celebrativa dei loro primi 20 anni di rock’n’roll ce lo dimostra.
Immaginatevi una festa a New York, casa di Johnny Thunders, nei primi anni '80. Tra gli altri invitati, ci sono Joe Strummer, che ha portato con sé il saggio Johnny Cash, un giovanotto di nome Mike Ness, leader di una band ancora sconosciuta chiamata Social Distortion, e qualcuno della E Street Band di Bruce Springsteen. Tutto attorno c’è un gran casino e un giradischi spara nell’aria una vecchia raccolta della Stax. Immaginate poi che a un certo punto Joe estragga dalla sua giacca l’armonica a bocca, richiami l’attenzione di tutti ruggendo qualcosa come "Come on everybody, please standin’ ovation for the guys who rock the most, they’re back on the road, they know how to rock, they know how to roll: be ready to loose!" e si metta a suonare coinvolgendo tutti i musicisti presenti. Boom!
Ecco, immaginate tutto questo. Il risultato sarebbe qualcosa di non così distante dallo spirito e dal sound dei nostri Peawees, che celebrano con questa raccolta -ben 27 dei loro brani più significativi, in doppio vinile- vent’anni di chilometri macinati sulle strade, italiane ed internazionali, del rock’n’roll.
I Peawees, ne siamo sicuri, non hanno certo bisogno di presentazioni troppo lunghe o approfondite: chi frequenta l’underground italiano li conoscerà, almeno di fama, come una delle rock’n’roll band più apprezzate e coerenti con se stesse. Chi li ama, li segue e quindi li conosce bene. Spezzini, partiti alla metà degli anni ’90 come classico combo punk rock come, all’epoca, ce ne erano tanti altri, hanno nel tempo rotto quegli argini ed affinato il tiro, maturando una personalità riconoscibilissima all’interno del panorama nazionale, grazie al songwriting ed alla ricerca musicale del loro cantante e leader, ed oggi unico membro originale rimasto, Hervé Peroncini.
E questo "20 Years and You Still Don’t Know Me" ne è la riprova, raccogliendo il miglior materiale da loro prodotto, distribuito in cinque album e svariati singoli, dal 1995 ad oggi.
Si parte con “Road to Rock’n’Roll”, traccia che apre anche l’album della loro esplosione “Dead End City” del 2001, giusto per mettere le cose in chiaro e proiettarci nell’immaginario della band e nel suo sound poderoso ma agile come il pugile con la faccia da tigre della copertina, la cui grafica è stata curata, neanche a dirlo, dallo stesso Hervé. Dopo lo schiaffo in faccia dell’apertura, si continua prima con il rhythm’n’blues pestone di “Memories Are Gone”, tratto dal loro ultimo lp “Leave It Behind” del 2011, e poi con uno dei loro piccoli classici, il punk di matrice strummeriana di “’Cause You Don’t Know Me”. Ed il disco scorre tutto così, per una lunga cavalcata in quell’urgenza punk rock che mai li abbandonati ("Wild About You", "Dead End City", "Ready To Go" e "Action" su tutte), per progredire e fondersi in blues e rockabilly (vedi, tra le altre, l’inedita cover di "Cut Across Shorty" resa celebre da Eddie Cochran) e soul stradaioli che profumano della Memphis degli anni ’60 (tra cui il rifacimento in versione anfetaminica di "Land Of 1000 Dances" di Wilson Pickett).
Tutto molto visceralmente americano, nel senso migliore della parola. Giacchette di pelle, brillantina nei capelli, una ragazza da baciare e marciapiedi su cui camminare fieri di sé: i Peawees parlano di questo.
Ed ascoltare questa loro raccolta è quasi come se stessimo percorrendo anche noi quei marciapiedi, fino a casa di Johnny Thunders, per prendere parte alla festa insieme a Joe Strummer, Johnny Cash e Mike Ness.
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La recensione 20 years and you still don't know me di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-02 09:00:00
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