Un disco che si apre cantando “continua a soffocare, lentamente” è un disco che si apre bene. Bussa alla tua porta, tu gli apri e lui ti si presenta stringendoti la mano. Sinuosamente, fisicamente, sensualmente. Già da subito capisci che questo sarà un disco fisico, che parla di carne, droga, amore e vita. Un disco che, imperniato sul colore rosso, si snoda attraverso limpidi ma non facilotti percorsi electro-pop-rock, focalizzato principalmente sotto il file Scisma, ma anche vicino (in maniera indiretta) a quel filone electro-pop-rock (appunto) che ha nei Garbage uno dei tanti gruppi di riferimento.
Mi aspettavo scintille da questo disco, prima le scintille e poi il fuoco e poi un incendio devastante. Invece “Confini” è (solo) un bel disco, un disco pregevole, fatto di belle canzoni, melodicamente scritte con gusto e arrangiate con una giusta miscellanea di manierismo e customizzazione, nelle quali spiccano anche dei testi caratterizzati da una forma e un contenuto talvolta molto interessanti. Eppure il disco nella sua globalità piace meno che la somma (della maggior parte) dei suoi singoli episodi: come una sinusoide che si mantiene sempre positiva sopra l’asse X, ma che in ordinata oscilla fra alti (“Perfetto”, “L’equilibrio”, “Lunghissimo Istante”, “Calmo”, “Confini”) e bassi (“Pagine”, “Come Rosso”).
Ciò che gli AlibìA sanno fare meglio è mescolare personalità diverse, imbastire colloqui tra uomo e donna, creare spazi in cui è l’equilibrio il fine dell’intrecciarsi di chitarre distorte, synth, tastiere e due voci che (appunto) colloquiano tra loro senza mai confondere le proprie reciproche personalità. Insomma, questa band piace di più quando, meno pretestuosa, parla della vita e di ciò che più la infiamma - l’amore e la carne - e quando urla il proprio disappunto per il mondo (“questo non è il mio mondo!”) senza tentare vie in qualche maniera già abusate (“Realtà Artificiale”).
“Confini” è oggettivamente un bel disco, che mostra inequivocabilmente la bravura di una band che (legittimamente) aspira a qualcosa di più che un successo di nicchia. E anche di questa aspirazione trasuda questo disco, di una tensione perenne verso la perfezione della forma che fa in un certo senso perdere di profondità.
Gli AlibìA hanno il talento per giocarsi carte importanti, e visto ciò che è successo ai Subsonica, voglio sperare che, per una volta, quella favola possa ripetersi.
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La recensione Confini di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-01-04 00:00:00
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