I Management I Love You 2015 - Indie, Punk rock

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I quattro abruzzesi riacquistano, anche se solo in parte, quella strabiliante tensione emotiva che caratterizzava "Auff!!"

Ripercorrendo a ritroso la storia personale legata agli ascolti dei dischi del Management del Dolore Post-Operatorio, ricordo molto chiaramente che rimasi molto colpito da "Auff!!" (non a caso, proprio quell'album finì nella mia cinquina dei migliori di fine anno del 2012). Non posso invece dire lo stesso del successivo "McMao", che mi piacque ma non conquistò posizioni rilevanti né nelle classifiche e neppure per numero di ascolti.

Scrissi all'epoca che l'album mancava di quella tensione emotiva che aveva caratterizzato l'opera precedente, qualità che i quattro abruzzesi riacquistano in parte su "I love you". Scrivo in parte perché speravo in qualcosa di più, visto e considerato che stavolta, entrati a far parte della scuderia La Tempesta, i Nostri godono della produzione artistica di Giulio Favero. Il quale, come da sua abitudine, non rinuncia a mettere le mani in pasta, facendo compiere alla band un passo in avanti rispetto al passato.

Che tradotto significa un sound al contempo più affilato e compatto, sacrificando però a volte quella esuberanza tipica di Luca Romagnoli al canto ("Lasciateci divertire", "Vieni all'inferno con me", "Scrivere un curriculum", "La patria è dove si sta bene"). Non stiamo certo parlando di un ribaltone stilistico, sia chiaro: ognuna delle 11 tracce riflette il percorso artistico del quartetto, ma si intravede il (giusto) tentativo di una evoluzione grazie alla mano e alle idee del chitarrista degli One Dimensional Man.

Ed è nelle battute iniziali che i MadeDoPo piazzano proprio l'ideale trait d'union tra passato, presente e futuro ("Scimmie") dopo l'intro acustico di "Se ti sfigurassero con l'acido". A conti fatti, e dopo una copiscua serie di ascolti, "I love you" gira comunque bene, magari non sempre a fuoco a causa di alcune liriche non certo taglienti come in passato ("Le storie che finiscono male", "Il campione di sputo").

Quando però sono ispirati e ridicolizzano - come sanno fare solo loro - le "magnifiche sorti e progressive" (ascoltare "Scimmie") o "l'oppio dei popoli" (ascoltare "Il primo maggio"), la lancetta sembra pendere dalla parte giusta.

In definitiva, poteva andare meglio... così come poteva andare peggio. Non è bello accontentarsi, ma confidiamo anche nel futuro.

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La recensione I Love You di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-15 00:00:00

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