Bob era - e continua ad essere - il chitarrista di Fatur. Lui dice "il chitarrista *dei* Fatur". Qualcun altro ha partorito invece, preciso indiscutibile folgorante, l'appellativo "il cantante di Fatur". Splendido.
"Dolce e chiara è la notte e senza vento" è il quinto disco prodotto da Olga. In sei (sei) anni. A fronte del clamoroso intervallo medio di tempo tra le varie uscite, una qualità complessiva - va ribadito - impressionante.
"Dolce e chiara è la notte e senza vento" è un album bellissimo.
A prescindere dalle classificazioni di genere (qui potrebbe andare un insapore "cantautorato elettronico/dance"...), a prescidere da un'analisi accurata delle biopsie delle singole tracce.
Pieno di parole, di ideee, distribuite generosamente nei testi di F. Ricci e cantate/raccontate dalla voce a volte poco convenzionale di Bob, sul sempre più solido e sfaccettato lavoro sonoro di Era e soci.
Adorabilmente interessante in ogni suo episodio, senza alcuna eccezione.
Un pezzo da ricordare dietro l'altro.
Esempio plateale è l'atipico episodio chitarristico "Ghepardo", che, assolutamente non esente da imperfezioni, incanta. Il ritornello ("potrei parlare/ di un amore/ ebbro e veloce che/ si frantuma/ sulle tracce del ghepardo") e qualche altro verso da incorniciare. Ma non è *solo* questo. E' semplicemente una canzone irresistibile. Come la doppia 'leopardiana' title-track ("a te, a te, che splendi come un endecasillabo"), l'incalzante incipit parlato di "Voci", il finale perentorio della conclusiva "Paesaggi", l'urlo di "Vivo". O qualsiasi altro brano.
Insidiosamente intenso.
Coscienziosamente irrispettoso.
Inebriante.
Forte.
Intenso, *pieno*, vivo.
E - caratteristica estremamente rara e di conseguenza più che preziosa - capace di farsi volere bene anche per i 'difetti', che in quest'ottica ovviamente smettono subito di essere classificati come tali.
Davvero difficile da raccontare.
Nei suoi improvvisi scarti di registro, a volte esplosivi a volte deliziosamente forzosi, nella sua trasversale 'parentela' con i lavori del già citato Artista del Popolo, nelle nitide peculiarità che inabilitano la (già scarsa) tendenza a fornire coordinate di riferimento, nella complessità organica ed eterogenea dei testi, pronti ad inchiodarsi in testa. O sottocute.
Incredibile nell'assorbire ascolti su ascolti senza cedimenti.
La recensione non funziona.
Non può funzionare, strutturalmente.
Un disco bellissimo.
Fidatevi, cazzo.
"la lentezza è la religione di un bisogno
profondo ed esplosivo e di colore viola."
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La recensione Dolce e chiara è la notte e senza vento di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-01-06 00:00:00
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