Chissà se nel lontano 1967 Otis Redding, chiuso nell'aereo che lo precipitava verso le acque del lago Monoma (Wiscounsin), aveva qualche sentore. Chissà se s'immaginava, assordato nel rombo, dentro l'abitacolo in caduta libera, che un giorno quello stesso lago avrebbe preso, a causa sua, il nome di "lago della musica". Certo però non poteva sapere che un giorno due ragazzi romani avrebbero chiamato con quel nome il loro progetto musicale. Monoma. "Il lago della musica".
Io che ho sempre amato l'immaginario lacustre e tenebroso della morte od omicidio nel lago, dello specchio malinconico della memoria, luogo del ritorno alle Madri, dell'annullamento dell'Io, non posso che inchinarmi ammirato di fronte a questo nome pieno di reminiscenze. Certo mi viene da pensare che si voglia tributare omaggio alle origini del pop attraverso Otis Redding; sovrapponendo naturalmente a quest'idea quella del "lago della musica", come bacino di confluenza di molteplici influenze-rivoli.
E davvero il progetto "Monoma", con questo "...senza rumore", si muove ecletticamente fra molteplici generi e influenze. Emanuele Schipilliti e Valerio Silvestri, soci paritari, con grazia ed un pizzico di spericolatezza, uniscono suggestioni poetiche e cinematografiche ad influenze musicali fra trip hop e rock. Allo stesso tempo, con due cover abbastanza inaspettate per il loro genere (il primo Renato Zero e i C.S.I. di "In quiete") si ancorano saldamente alla tradizione della parola cantata in italiano. Si lasciano andare addirittura ad inflessioni dialettali, citando "Ponte Sisto" di Trilussa su un tappeto sonoro di tastiere ed intercettazioni ambientali, e rievocano un capolavoro del cinema felliniano in "La strada".
È vero anche che questo cd trabocca di sentimento "acquatico". Le voci molto riverberate (quasi provenissero da una grotta!) e le tastierone dai suoni avvolgenti, costruiscono un gocciolante paesaggio da "cimitero marino". Forse proprio questo eccesso di effettaggio della voce e delle basi fa emergere un leggero senso di noia. Purtroppo mi sembra che il buon lavoro fatto nella scrittura dei testi sia a volte offuscato da linee vocali un po' piatte e monocordi. Fra i brani più interessanti certo segnalerei "Bacio d'Angelo".
Per il futuro consiglio una minore "plastificazione" del suono - che immagino dovuta in parte alla ristrettezza dei mezzi di registrazione - ed un uso più generoso di strumentazioni acustiche. Il difetto che quest'album mi sembra scontare è proprio quello d'una mancanza d'"umanità" sonora. A tratti vengono costruiti asettici scenari new wave, che abbinati a velleità trip hop prendono un'aria un po' sorpassata, da pop anni ottanta alla Simple Minds (penso all'iniziale "Attimi"). Nel complesso però mi sembra che "...senza rumore" lasci sperare bene, perché dimostra una buona capacità di arrangiamento ed una raccomandabile volontà di sperimentazione e mescidazione di linguaggi ed influenze. Certo l'esempio dei furbeschi e non più fraterni amici Zampaglione e Sinigallia potrebbe costituire un modello da seguire, per quest'altro duo di belle speranze.
---
La recensione ...senza rumore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-01-06 00:00:00
COMMENTI