La fabula di Noce Moscardi si muove su due filoni: il primo è quello del percorso dell'ep. Spezzettando in varie uscite i singoli pezzi, sin dalla prima traccia "L'ultima Malattia" riesce a stimolare e a incuriosire coloro i quali prestano l'orecchio alla sua musica, altresì in "La Volpe" segue la scia del cantautorato intrapresa precedentemente mantenendo una linea semplice e accurata con uno stile dream-pop dettato dal synth e dalla sovrapposizione di voci, con quella Doriana Legge coprotagonista.
Il secondo, invece, ha una venatura più profonda poiché è necessario rivolgere l'attenzione alle parole che paiono essere il mezzo più intimo, curato e confortevole dell'espressione ultima dell'autore. Parlano di crescita, di bellezza, di paure e di noi, giovani incoscienti. Noi che continuiamo a sperare, a sognare e ad affidarci all'amore, noi che arriviamo a "leccarci i difetti, per poi sputarceli in faccia", noi che nonostante l'infelicità e le insicurezze, qualcuno o qualcosa in cui credere lo abbiamo.
"Credo, nella nebbia, di vedere la volpe, credo nella vita non avrò mai colpe, credo nella morte, non sarò mai felice, io credo in te"
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