La Scapigliatura è un vento che attraversa l’Italia, raccoglie ciò che trova, seleziona e sintetizza, dando a tutto nuova forma, tra pop, cantautorato, elettronica (e un po’ di reggae)
La scapigliatura è vento che soffia in riva al mare e spesso cambia direzione, spettinando i capelli. È un vento che attraversa l’Italia e porta con sé quello che trova: parte da Torino e prende un po’ di Perturbazione, a Brescia non disdegna qualcosa di Renga, passa per Montepulciano e raccoglie i Baustelle, poi a Modena s’impregna di Guccini. Il tutto converge a Cremona, città natale dei fratelli Bodini (Niccolò e Jacopo), dove prende forma il loro omonimo album d’esordio, su etichetta Mescal e con la produzione di Lele Battista e Gaetano Cappa, oltre che col sostegno di nomi ingombranti nel panorama cantautorale moderno italiano (Bluvertigo e Arisa tra gli altri).
Allora La Scapigliatura, nonostante la giovane età, si guarda intorno prima di sintetizzare in 11 brani ciò che ritiene importante. È così che le tracce iniziali ricordano appunto Baustelle e Perturbazione: “Appassimento”, in apertura, strizza l’occhio al pop orecchiabile con la ripetitività del ritornello, affiancato da sottili colpi di elettronica; “L’ultimo metrò” rappresenta invece la tendenza a fare una musica accessibile a tutti, ma dai più alti riferimenti letterari, caratteristica della band di Bianconi: sullo stesso stile musicale della traccia precedente, allarga il panorama culturale (Allan Poe, Verlaine, Pérec e tanti altri), parla un francese che racconta l’Ottocento dei bohémiens, cita la storia italiana dell’epoca di Berlinguer ed è un viaggio da Parigi a Milano; “Margherita” è semplice e genuina, un elogio al peccato (“e quando scoprimmo che solo peccando avremmo svelato il mistero del mondo”), singolo e sintesi, a sua volta, del disco intero.
“Canzone banale” rallenta il ritmo, onesta e intima, è uno dei momenti più alti, e potrebbe sorprendere che sia seguita da “Le donne degli altri”, brano più frivolo e divertente, che fa dell’ironia il suo punto forte (“le donne degli altri mi piaccion davvero di più forse per questo mi piaci anche tu non arrabbiarti beviamoci su”), ma nasconde in realtà la teoria del filosofo e psichiatra francese Jacques Lacan che “il desiderio è il desiderio dell’altro” (ripetuto ossessivamente): è qui che cambia il vento.
E all’improvviso ci si ritrova a Modena con “L’antisociale”, cover gucciniana in versione reggae: originale l’idea, ma non convince ancora del tutto, forse per l’irripetibilità dell’originale; in chiusura ecco Renga e il suo stile vocale con “Tenera è la notte”, dal riferimento esplicito a Fitzgerald, è il proseguimento della vita dei due protagonisti del romanzo: “lui coi suoi libri scritti a metà, lei nella splendida realtà”.
La Scapigliatura era un movimento culturale opposto ai canoni borghesi del secondo Ottocento; gli artisti erano ribelli e anticonformisti. Il rischio in questi casi è che per fare gli anticonformisti si scada nel conformismo più banale. Il duo dei fratelli Bodini riesce quasi sempre a evitare il pericolo, trovando soluzioni personali e originali, senza negare l’ispirazione, seguendo una linea che disegna il susseguirsi delle tracce, discontinua nei suoi cambi di direzione, proprio come il vento.
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La recensione La Scapigliatura di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-19 09:00:00
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