Partono botte da orbi se vi mettete di mezzo lungo il cammino di questa band, il blues picchia duro.
Dici country e dici America, dici blues e dici America, dici folk e dici di nuovo America, e invece gli Sluggish Tramps sono di Foligno, per i paesani il vero centro del mondo. In provincia di Perugia si possono fare country, blues e folk con credibilità? Perché no? Le campagne ci sono, l'anima ce l'hanno pure loro e la tegna ruspante altrettanto.
"El peregrino" è il primo disco completo dei "Barboni fiacchi" e se non fosse per qualche canzone cantata in italiano potrebbe essere confuso in una qualsiasi chart USA. Un album in cammino, pellegrino fra sudismo e accenni progressive rock di indubbia fattura.
Il tema del viaggio quindi, che va avanti e indietro sulle ritmiche serrate e i vistuosismi di chitarra, viaggi interiori e fisiche movenze diaboliche, come in "Vermi", primo pugno in faccia della trcklist, prime urla di rabbia: "Ricordati di vivere ogni giorno che passa, ricordati di vivere, che questo basta", con uno spirito tutto litfibiano nel mood. Alto il mento e mani strette al collo del nemico in "Rage", il titolo basta e avanza a far capire l'andazzo; sbucano i Black Crowes e i Primal Scream in "Spero in uno sparo", tra decadenza e chitarre preponderanti suonate bene.
I testi degli Sluggish Tramps non sono fatti per pensare, hanno l'unico scopo di aggrapparsi coi denti alla musica e trascinare chi ascolta nel burrone dell'enfasi, dove si sfogano tutte le incazzature. La band umbra infatti non toglie (quasi) mai il piede dall'acceleratore, "1000 Anni" e "Plastica" crescono su riff rock-blues per germogliare con fusti ruvidi e legnosi alla Bud Spencer Blues Explosion, gli assoli sono curatissimi e azzeccati nel suono, potenti nella misura giusta per far sanguinare le orecchie.
Giusto giusto a metà del viaggio, il pellegrino esprime a voce alta i suoi pensieri più articolati e prorompe in "Supersonic", ovvero poco più di tre minuti in cui tutti gli strumenti raggiungono il massimo della loro espressione; la composizione è di quelle che fanno bene al cuore, percussioni e sax aggiungono il sale esotico necessario a trasformare l'intruglio in cocktail, le chitarre elettriche poi lo gasano a mille, e ne esce una bomba atomica.
Gli Sluggish Tramps hanno deciso di peregrinare nelle atmosfere polverose dell'america del nord, di concedersi il lusso di parlare anche italiano, sempre gridando, ovvio, menando le mani a caso in faccia al primo che passa e che intralcia il cammino. Comunque e sempre per una smodata passione per la musica. Si sente.
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La recensione El Peregrino di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-07-24 00:00:00
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