Una sezione fiati che pesca a piene mani dal sound dei Balcani e delle marching band di New Orleans, la ritmica che ibrida il folk coi ritmi giamaicani, con ben presente in testa la lezione della Mano Negra, il cantato in inglese con quel certo graffio punk: insomma, il progetto dei romani Veeblefetzer è tanto eterogeneo quanto definito nelle intenzioni e nella realizzazione dello stesso.
Così come chiaro è il pubblico di riferimento: quello orfano dei grandi gruppi patchanka degli anni '90, non di rado militante, con la voglia di ballare via la frustrazione della vita di tutti i giorni. Un pubblico per cui il primo disco della formazione capitolina sembra davvero perfetto: ci sono i pezzi più indiavolati, da pogo ("Stop that sound", "Monkey on my back"), quelli polleggianti, da "su le mani" ("Change your mind", "Money comes money goes"), quelli swingati ("The edge of the street").Tutti ben scritti, con un gran bel tiro, e soprattutto tutti col loro suono, riconoscibile al primo ascolto.
Nella scaletta c'è, sì, qualche momento di eccessivo dilungamento ("I'd like to be inspired", "The jungle down") e qualcuno un po' telefonato (l'immancabile cover dei Clash, carina ma nulla più), ma a conti fatti "No magic no bullet" è un disco assolutamente godibile, che merita senz'altro un ascolto. Ascolto probabilmente destinato a ripetersi, una, due o anche dieci volte, per i fan di Bregovic e Gogol Bordello, che potrebbero trovare con i Veeblefetzer una delle loro nuove band italiane di riferimento.
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