Una prova molto interessante, come interessante sarà capire come i tre friulani sapranno evolvere ulteriormente e spingere ancora più in là la propria ricerca.
Provengono da Trieste e sono tre: Stefano (chitarra baritona, loop), Gabriele (batteria, percussioni, synth) e Michele (chitarra, basso, synth, campioni,percussioni). Già da un primo esame, anche sommario, della strumentazione messa in campo, deduciamo abbastanza agilmente di essere in presenza di musica non propriamente convenzionale. E infatti così è. Apre “Aterfobia”, con un lungo prologo mesmerizzante che sfocia in una ripetizione quasi sfiancante dello stesso accordo per quasi tutta la durata del brano, dove basso, chitarra e batteria se la giocano in un rincorrersi continuo; segue “Mekkani Kino” altro geniale strumentale dove i tre protagonisti poc’anzi citati, riescono a disegnare traiettorie sghembe e mai banali.
Siamo di fronte ad un post-rock per allucinati, dove i Tortoise di “Millions Now Living Will Never Die” jammano con dei Mr. Bungle meno muscolosi ed il risultato è francamente convincente. Lo è perchè i tre friulani sanno il fatto loro quanto a tecnica ed esecuzione e perchè reggere su livelli mai meno che sufficienti per sei brani interamente strumentali, non è impresa facile. Gli Anadarko1281 superano brillantemente la prova anche piazzando a metà scaletta esercizi di stile come “Tagadà” e “Tibi Dabo”, dove le influenze di un altro combo storico a cavallo tra post-rock (rock post-umo?) e new wave, i Moonshake di David Callahan, si fa sentire prepotentemente.
Chiude “Sp 66”, dove l’incedere alienante di basso e batteria si lascia graffiare dalle unghiate di una tromba milesdavisiana, mentre droni di chitarra ne colorano i dettagli. Una prova molto interessante, come interessante sarà capire come i tre friulani sapranno evolvere ulteriormente e spingere ancora più in là la propria ricerca.
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La recensione Tropicalipto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-07-18 00:00:00
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