Fiordaligi
Pietas 2015 - Rock, Progressive, Nu jazz

Pietas

Un matrimonio poco riuscito tra canzone d'autore e latin jazz rock

Si inizia benissimo, con “Anzitempo” e “Findibene”, che evocano i benigni fantasmi di Perigeo e Santana uniti in una improbabile jam sessions. Il terzo brano, “Nerone”, è straniante: la potente irruenza latin jazz-rock dell’inizio dell’album è scomparsa in favore di una canzone d’autore, dai suoni volutamente poveri uniti a una voce incerta e accordi jazzy, con un testo che si fatica a seguire. Purtroppo questa è l’impostazione che domina nel prosieguo del disco. Purtroppo, perché il risultato non esalta: pur avendo lontani antecedenti nelle prime produzioni di Sergio Caputo e di Fabio Concato, il progetto Fiordaligi ne sembra la copia opaca e sbiadita.
Trattandosi di musica, il medium che nella forma canzone dovrebbe sostenere il messaggio sostenuto dai testi arricchendolo di evocazioni e significati aggiuntivi, le domande dell’autore Gianluca Petrocchi su senso delle cose, “ricerca della dignità della vita e possibili obiezioni ad essa”, nella stessa prospettiva da cui Giobbe si lamentava con Yahwé della condizione umana, passano in secondo piano. Personalmente vedo Petrocchi più dotato nei brani strumentali veloci e grintosi (sottolineo strumentali, giacché l’unione delle liriche alla musica risulta sempre difficoltosa, anche sui brani più movimentati): è questa la direzione in cui mi sento di consigliargli di insistere.

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