Almeno sulla carta un progetto colto, quello dei Joan’s Diary, che al suo interno prova ad intrecciare riferimenti bergmaniani, mitologia nipponica, suggestioni cine-letterarie, un po’ di cruenta quotidianità sparsa qua e là – giusto per ricordarci cosa ci riserva la vita – e tanto, tanto frastuono.
“Tsuchigumo”, quarta fatica del trio ligure composto da Davide Rossi, Luca Rossi ed Eleonora Frascatore, è un disco che fa della mutazione la sua ragion d’essere, come del resto copertina e titolo ci anticipano candidamente (nella mitologia giapponese Tsuchigumo è un gigantesco ragno mutante): al suo interno, infatti, si susseguono ben diciotto brani per altrettante gradazioni di delirio e oscurità che si consumano in una vampata, non proprio rovente, di punk estremo, noise sepolcrale, cazzeggi decongestionanti e voglie sperimentali metal-oriented spesso fuori fuoco.
In un clima generale di nichilismo da venerdì sera in sala prove non mancano i momenti stimolanti come il punk schizofrenico di “Crisalide”, il noise corrosivo de “La strada sbagliata” – che lascia immaginare un testo interessante (se solo si sentisse!) – la litania hippie ’70 in salsa fuzzy de “L’abominevole”, gli intermezzi velatamente orrorifici su organo liturgico di “Siringhe” e “Gretchen” e lo strumentale “INRI”, l’episodio più strutturato del lotto con la sua ossessiva e fascinosa marzialità.
Il resto, però, palesa, da una parte, un’eccessiva istintività di base che si tramuta spesso in imperizia tecnica, dall’altra un prevaricante “desiderio del nulla” che sembra soffocare qualsiasi slancio creativo. Insomma, un putiferio elettrico a corrente alternata (tra The Death Of Anna Karina, CCCP e Runes Order) dove non c’è assolutamente posto per la luce e la speranza, in un trionfo lo-fi di morte, male, tenebre, rabbia, nichilismo e…palpabile approssimazione.
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