Jasakiro è il nome d’arte di un ragazzo del ’75 chiamato Giovanni, Giampiero dagli amici, un ragazzo che ha fatto della musica e, da quanto si deduce da quest’album, dell’electro-pop nello specifico, la sua ragione di vita. L’omonimo disco di cui vado parlandovi infatti segna il suo l’esordio, un lp composto da dieci tracce in cui risulta davvero difficile distinguere l’una dall’altra.
“I nostri spazi” è il pezzo d’apertura; qui il cantato viene omesso per lasciare spazio a 6 minuti abbondanti di musica elettronica dai connotati lugubri sulla quale, verso il finale, fa il suo ingresso una chitarra elettrica distorta messa lì quasi ad amplificare il senso di mistero già abbondantemente insito nel brano. Questo dialogo tra elettronica e chitarra dovrebbe essere ripetute a oltranza per descrivere il disco, ma eviterò di rendermi noioso dicendo che, a distinguersi dal resto delle tracce, sono in sostanza solo pochi brani: “Come poi sarà”, dai suoni più rilassati e a tratti sognanti; “Lei non può passare”, che rappresenta il punto più alto di contaminazione, con sprazzi di chitarra acustica in un pop più puro; “Lascia” e “Essendo leggero”, in cui si raggiunge la sintesi pop elaborata in questo disco.
La traccia di chiusura sembra non trovarsi lì per caso: Jasakiro forse, la sua “Meta sonora” l’ha già raggiunta, considerando quanto abbia insistito sull'electro-pop in questo album. Album che non va verso una bocciatura, ma che dovrebbe in futuro spingere il musicista verso diversificazione e sperimentazione maggiori al fine di non risultare piatto e ripetitivo alle orecchie di chi avrà il piacere di poterlo ascoltare.
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