Caro Sconosciuto, come cantava il Tizianone nazionale, io davvero non me lo so spiegare: mi rompi il ghiaccio con una sequela di parolacce così, per sfogarti un po’, perché sei ruock e contro tutto e tutti, poi con “Primavera” diventi un micione romantico all’approccio sul dancefloor, e in “Sempremeno” giochi la carta new wave con spudorata assenza di gusto.
Campione nazionale di lo-fi non intenzionale, col chitarrone di “Gugol” torni aggressivo, ma mi chiedo perché in ogni brano ci sia una seconda voce femminile sempre uguale e totalmente priva di qualunque emozione che i messaggi vocali dei gestori telefonici comunicano di più, e perché i suoni sembrano uscire dal passato remoto di qualcuno che non sa come metterli insieme. Chiudi con “Ex-Post” dove reciti “Ti sembrerà ridicolo aver dato importanza a cosa pensano gli altri di te”: ecco, quindi ti dico che questo disco è di una bruttezza profonda e insindacabile, ma tu non badarci. Non per nulla il tuo album si intitola “Profeta in Patria”, e si sa che nessuno lo è.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.