I tarantini Sud Foundation Krù – meglio conosciuti con l’abbreviazione “SFK” – celebrano con “Good Vibration” il terzo lavoro discografico, realizzato in collaborazione con Love University Records, dopo due album interamente auto-prodotti. L’orgoglio pugliese e l’impasto continuo di reggae e rap attraversano tutte e undici le tracce del disco che – come lo stesso gruppo sottolinea– “si prefigge l’arduo compito di miscelare svariate sonorità provenienti da stili e generi diversi”.
L’obiettivo dei SFK, però, sembra essere stato raggiunto solo in parte. Mentre il mix musicale infatti pare funzionare a dovere (belle le incursioni dei fiati, così come l’alternanza di percussioni reali e loop), la compresenza di reggae e hip-hop non produce sempre risultati soddisfacenti. Dalla canzone d’apertura - la title-track "Good Vibration" - fino a "Sperare" il collettivo pugliese riesce a tenere vivo l’interesse dell’ascoltatore con una serie di brani vivaci e critici al punto giusto; spesso semplici e diretti, ma non per questo senza spessore.
La tracce da ricordare, in questo senso, sono senz’altro "Natura"- che parte subito dopo la citazione de “L’esortazione alla bellezza” di Peppino Impastato - e "Anormale", in cui si sente una forte eco del conterraneo Caparezza, seppur riletta in chiave personale.
La seconda parte dell’album, invece, non regge il confronto con la prima metà: la miscela tra i due generi portanti del disco si fa via via più macchinosa, spesso a discapito del rap, che in più d’un occasione manca di mordente e pecca di originalità. Da questo punto di vista "Lasong" è un tormentone mancato, una canzone dell’estate che non martella a dovere, così come non convince "Sapore Strano", in cui sembra quasi di rivedere un Jovanotti alle prime armi: spesso un ritornello catchy non basta. Va però spezzata una lancia a favore del missaggio. Il suono è pulito e le diverse tracce si sovrappongono con equilibrio: ciò permette di accostarsi con piacere al sound di ciascun brano, a prescindere dal fatto che poi possa piacere o meno.
In sostanza, “Good Vibration” convince a metà: concentrarsi meglio su un numero di brani più ristretto potrebbe, probabilmente, premiare i lavori futuri dei SFK.
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