Gli esordi che fanno sperare
Lo dicono subito i Teste di Modi, sono “fedeli al live”, ci tengono a far ascoltare quello che fanno su palco, quasi un dovere di verità, un manifesto. E se il palco è il terreno d’elezione tutto deve funzionare bene, come un orologio ben studiato. E vincono premi i Teste di Modi. Tutto ciò incuriosisce.
Inizia bene “Giura”, con un bell’accordo dissonante di chitarra che lascia subito spazio a belle soluzioni; il basso è potente e dinamico; l’assolo/non assolo è d’atmosfera e si svincola da prevedibili chitarre rock. La prima traccia fa sperare che nei brani successivi la sensualità latente (come recita il testo) venga alla luce. “Il mondo che non c’è mai stato” richiama sonorità sonorità simili, ma è il testo che buca il mix, reclama attenzione e la ottiene. Fatti storici e personaggi sacri sono immaginati in contesti ribaltati, davanti a specchi deformanti, dissacranti. Le intoccabili figure di Pasolini, Berlinguer, Lennon e Moro, insieme a fatti storici come lo sbarco in Normandia o l’olocausto, sono fatti cortocircuitare in un percorso testuale fantasioso e coraggioso, che merita più di un ascolto.
“Labbra viola” è brano da strada, scorre bene, merito di un bell’agganciamento tra basso e batteria; ottimi suoni e parti di chitarre che, anche qui, spinge in avanti la ricerca del suono antichitarristico; in “Limitless” granitici unisoni di chitarra distorta, basso e voce si alternano a chitarre arpeggiate dal sapore onirico e nebbioso, accattivanti e misteriose. Anche nelle strofe di “Riflesso” non si può star fermi; qualche modulo e modalità sono un po’ ripetute, ma l’impatto del live sicuramente dissolve questa impressione, anzi, è un brano che fa ben intuire che la risposta del pubblico sotto il palco deve essere energica quanto la musica.
I Teste di Modi tessono bene i brani, danno importanza a intro e finali, scrivono e arrangiano bene. Uno studio ep ripreso in single take (praticamente la registrazione di un concerto) più che credibile e oltre la media per chi tira fuori i primi pezzi di un progetto. Eppure meritano di più. Un produttore/fonico affine al genere tirerebbe fuori un suono più dinamico, più aperto, valorizzando ancor di più quello che c’è e che a volte un artista non sente. Un gruppo che sa parlare al pubblico del live e che invita al movimento attraverso belle ritmiche, suoni di chitarra interessanti e arrangiamenti non scontati e a volte imprevedibili.
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La recensione Modi - Ep di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-07-21 00:00:00
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