"Apocalyptipop" degli Stash Raiders: l'album dal sapore vintage e futuristico che regala sempre nuovi dettagli da scoprire ad ogni ascolto.
Un miscuglio di generi dal sapore sia vintage che futuristico caratterizza l'album "Apocalyptipop" degli Stash Raiders. La band si autodefinisce nei modi più diversi, da pirati intergalattici a orchestra circense, e questo colorato stile dalle numerose sfaccettature si fa sentire a gran voce in tutto il disco.
"Apocalyptipop" è un albero musicale dalle mille ramificazioni in cui scorre la linfa del pop psichedelico, del rock e del garage. Si insinuano silenziosamente, però, anche il blues, evidente in "The Mammoth Song", e melodie circensi nonché multi-etniche come in "He's a Fisherman, He's a Chef". Colpisce la riuscita unione del rock, contrassegnato dalla chitarra distorta, con le atmosfere mediorientali in "Talisman". Il profumo tipico di Arabia e India ritorna in "Without Space and Time", che annulla immediatamente la distanza spazio-temporale, catapultandoci in quel mondo esoterico di spezie e magia. La firma del garage è, invece, percepibile sensibilmente nel tipo di incisione, in cui ne emergono le origini: il primo garage, con la sua essenza piacevolmente grezza e sporca.
L'album degli Stash Raiders è un esperimento creativo molto particolare, inimitabile persino nei minimi dettagli che lo compongono e che si avvale della regola "chi più ne ha, più ne metta". Ad ogni ascolto, si scopre sempre qualcosa di nuovo, come nella lontana era dei simposi nella quale i cantori non recitavano la stessa identica versione dei componimenti in ogni occasione, bensì apportavano modifiche a ogni esecuzione, rendendo ciascuna di esse unica.
Di conseguenza, "Apocalyptipop" sarà un disco soggetto sempre a nuove riletture e reinterpretazioni, perché il "Play" successivo non sarà mai uguale al "Play" precedente.
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La recensione Apocalyptipop di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-09-17 00:00:00
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