"Adam", l'album d'esordio della band toscana LVTVM, ci presenta nove pezzi strumentali che vanno dallo stoner, al progressive, all'ambient. Si tratta di un concept album incentrato sul percorso del primo uomo sulla terra: la sua nascita, la scoperta della realtà e il rapporto con la conoscenza, fino al sogno, l'ambizione e la vendetta; il tutto è percorso da piacevoli suoni compatti e mai impulsivi, che strizzano l'occhio ai King Crimson, Tool, ma anche Haken, Intronaut, Nero di Marte. Le influenze quindi sono varie ma ben incanalate, per un ascolto mai banale caratterizzato da una diffusa cupezza saggiamente esposta.
Il primo brano, "Session 1", racconta la nascita di Adamo, e ci fa entrare nel concept con un intro ben calibrato che esplode nel pezzo fino al rientro ambient negli ultimi minuti. Alternando ambient e stoner, i LVTVM ci raccontano di un uomo alle prese con il mondo esterno, un uomo che con "Twalking" (consigliata agli amanti degli ISIS) inizia a conoscere la realtà e con "Gnosis" si approccia alla conoscenza; è un Adamo che sogna e vive in bilico tra realtà e allucinazione ("The Dreamer"), tra monto terreno e voglia di elevarsi verso l'alto (Internal Disease). Adamo è però un uomo come tutti, che è quindi preda di insicurezze (come si sente nell'acerbo "Tremors", forse il pezzo più sottotono dell'album).
Uno dei momenti più belli è però il suo peccato di tracotanza, espresso in "Hybris" e che poi, nei ritmi serrati di "Nemesis", dove deve fare i conti con una giustizia severa volta ad equilibrare il suo peccato.
Questo album sembra quasi un'elegia, un classico greco fatto di brani dalla forte trascendenza che riescono alla fine anche a trascinare, ottima qualità soprattutto vista l'assenza di chitarre, ben equilibrata dai synth e dalla preponderanza di un'ottima sezione ritmica. Un disco ben assemblato, a volte forse un po' monolitico, ma assolutamente un ottimo ascolto.
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