Ok, io non vorrei avere pregiudizi e tacciare tutto quello che esce da Amici e altri talent show che fingono di scovare talenti di incompetenza o generalizzare dicendo che sono tutti uguali e che non c’è alcuna proposta davvero interessante; o che si punti più che altro a creare personaggi da spettacolo che di talento hanno ben poco. Purtroppo però questa ne è l’ennesima dimostrazione.
Miriam Masala, dopo l’esperienza ad Amici, incide il suo primo ep, “Ancora un po’”, che rimane anche a distanza di giorni totalmente anonimo e incolore, perché come per la maggior parte del pop anni 2000 le canzoni tendono a convergere tutte verso uno stesso fine: piacere ai teenagers poco abituati ad un ascolto attento, ritornelli orecchiabili che rimangono impressi e si fanno canticchiare per tutto il giorno, capolavori di banalità nei testi e accompagnamenti musicali semplici e ripetitivi.
No, non c’è nulla da salvare e mi dispiace: nessuna particolarità vocale o capacità che renda interessante l’ascolto. Ciò non toglie che uno stile alla Emma Marrone o Alessandra Amoroso possa continuare a piacere e ad avere successo tra giovani quattordicenni che ne faranno il proprio idolo. Basti pensare che il pezzo migliore – se così si può dire – è “Back to black”, cover di un brano di Amy Winehouse, che riesce ad essere peggio dell’originale, ma migliore degli altri brani del disco.
È vero che potenzialmente (quasi) chiunque può fare musica, ma la cosa fondamentale è avere buone idee (di cui qui ancora non c’è traccia), quindi sono pronta a ricredermi. C’è bisogno di più coraggio per coltivare idee nuove ed esplorare strade inesplorate: i frutti che si raccolgono saranno più maturi e duraturi; i soliti pezzi pop da centro commerciale la domenica pomeriggio non durano che una stagione.
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