Una cascata di suoni molto distanti tra loro ma amalgamati con maestria tanto da sembrare un unico flusso di pura emozione
Attivo da molti anni e con numerose uscite alle spalle, Filippo Paolini, in arte “Okapi”, è un pioniere della musica elettronica, un esploratore davvero curioso. Il suo sguardo e la sua sensibilità lo hanno portato ad avvicinarsi alla migliore avanguardia artistica a livello mondiale, collaborando con artisti del calibro di Damo Suzuki, solo per citare un nome. Qualche anno fa, per dirne una, era sul palco del Circolo degli Artisti di Roma con gli Zua suonare una cover di "Tutti Pazzi" dei Negazione, alla voce c’era Mike Patton e accanto a loro Danny De Vito che si divertiva come una pazzo.
Da anni, Okapi raccoglie suoni, atmosfere, frammenti di musica e li campiona, li dilata e li mischia trasformandoli in qualcosa di nuovo e completamente diverso. In inglese lo definiremmo un turntablist, ma lo possiamo considerare un artista del cut-up sonoro: immaginatevi William Burroughs intento a giocare coi suoni invece che con le parole.
In “Pruffoli” la manipolazione di musiche già esistenti si accompagna anche all’aggiunta di elementi nuovi, registrati per l’occasione, come le voci di Mrs. Cornelius e Till Albrecht Jann che si innestano nell’ammaliante traccia di apertura, “Chetamomilla”, una delle canzoni migliori di tutto il disco. Nella traccia che dà il titolo all’album si scorgono rumori di gocce che cadono nell’acqua, archi, sussurri, echi di sitar e ritmi in levare che compongono una danza in slow-motion trascinante e senza fine. Downtempo, dub, istantanee di un rave party, chill-out, sinfonie, ritmi caldi e rumori intriganti. La musica di Okapi raccoglie tutto questo ma sfugge a modelli e paragoni, non è possibile etichettarla in alcun modo. “Pruffoli” è la colonna sonora ideale per una passeggiata nella natura più pura, il viaggio di un bambino dentro un caleidoscopio o l’atmosfera adatta per fumare l’ultima canna all’alba prima di sprofondare in un mare di sogni acidi.
Con questo lavoro, Okapi riesce nell’impresa di mettere insieme un disco accessibile a un pubblico ampio e assolutamente pop senza scendere a nessun compromesso e anzi rafforzando il suo stile personalissimo, multiforme. “Pruffoli” è una cascata di suoni molto distanti tra loro ma amalgamati con maestria tanto da sembrare un unico flusso di pura emozione.
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La recensione Pruffoli di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-07-13 09:00:00
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