Navigare in acque sconosciute non è sempre un male, soprattutto se a guidarti sono i Navigazione Interna
Forse è il caso che vi muniate di bocchettone, pinne e bombola d’ossigeno se volete davvero esplorare le meraviglie che la Navigazione interna è capace di donare. “Nuotare a Vancouver” infatti non è semplicemente il disco d’esordio di una band dalle rosee speranze, ma è una barriera corallina piena di biodiversità che si fondono donando una visione meravigliosa.
Ciò che sorprende di questi 5 brani è la capacità della band padovana di uscire volontariamente fuori dal recintato e dai vincoli che la vecchia scuola del rap impone per immergersi e spaziare egregiamente tra varietà stilistiche considerate spesso in contrasto tra loro. Il tutto in strumentale.
Il testo di spessore di “Africa” viene esplicato in strofe dal rappato ruvido spezzato solamente da un ritornello più melodico cantato in inglese, cosa che avviene in larga misura anche in “G.”. In “Via da qui” a farla da padroni sono invece suoni lugubri di un pianoforte che fa da base a squarci di un flow impressionante, proprio lo stesso che caratterizza l’incalzante “Che cos’hai fatto?” – brano mixato e masterizzato da Bassi Maestro. Il punto più alto del crossover messo in atto dal gruppo (che ricordiamo esser composto da chitarra, batteria, basso, voce, synth e tastiere) si raggiunge in “Accumulati sentieri” dove l’incipit reggae alla Manu Chao ben si coniuga con un ritornello rock seguito da una strofa che fa tanto di Negrita dei tempi di “HELLdorado”.
Il moderno crossover dei Navigazione Interna è la prova lampante di come il talento e le idee ben chiare possano permettere di superare canoni stilistici pre-imposti e di raggiungere bellezze musicali rare. Proprio come la barriera corallina.
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La recensione Nuotare A Vancouver di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-10-13 00:00:00
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