Tanti generi, tante influenze, tanto rumore, tanta sperimentazione per un disco caotico e frastornante: forse esattamente l'effetto voluto dal suo autore, forse no.
Come quando fuori piove, la conosciamo tutti, è quella frase che ci aiuta a ricordare l'ordine di importanza dei semi a poker. Immediata, facile da ricordare e armoniosa. Walter Possieri prende questa frase come tema centrale del suo album: oltre al titolo infatti ("C.Q.F.P.") anche le prime quattro canzoni si intitolano rispettivamente "Come", "Quando", "Fuori" e "Piove". A differenza del motto da giocatori di carte però il disco è tutt'altro che immediato e armonioso, anzi, sembra ricercare proprio l'opposto.
L'inizio del disco è un qualcosa che mescola pericolosamente rumori freddi, fragorosi e deliranti con delle docili melodie al pianoforte, generando due brani abbastanza frustranti. È superato questo scoglio che la luce sembra aprirsi: la lenta "Fuori" ci spiazza con i suoi archi e delle melodie che finalmente sembrano avere una loro sostanza. La successiva "Piove", molto evocativa rispetto al suo titolo, conferma la sensazione di buono appena anticipata e allora sembra davvero che ci si possa ricredere. Un pezzo onirico e sporco, ma allo stesso tempo delicato e sicuro di sé. La quinta traccia, "Oggi no" sembra rubata da un disco di Enya appena prima che venissero incise le tracce vocali, ma l'umore è già di nuovo cupo e pesante, e dopo metà canzone inizia a farsi strada la voglia che questo disco finisca al più presto. Facciamo in tempo a ricrederci e ricaderci ancora più volte nelle tracce successive, soprattutto in "Autodafè", quando il brano esplode in un groviglio di chitarre distorte e charleston aperti che richiama suoni californiani a cavallo tra gli anni '80 e i '90, tra John Frusciante e Tom Morello per intenderci, e sarebbe davvero un tentativo apprezzabile, non fosse che siamo già abbastanza provati e confusi.
Insomma: l'allievo che avrebbe le capacità ma non si applica? Non proprio. Walter Possieri di capacità, di tecnica e di padronanza degli strumenti ne ha da vendere, e quello che si propone di fare in questo "C.Q.F.P." è un esperimento un po' folle ma sicuramente ben ponderato. Alterna garage rock a funky, elettronica al noise. C'è tanta sperimentazione, e nonostante numerosi ascolti io la bussola per orientarmici ancora non l'ho trovata. Finisce quindi che tutto il buono di quest'album vada a perdersi nel caos generale delle sue musiche, e il risultato è un prodotto buono per fare da sottofondo disinteressato, una distratta colonna sonora.
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La recensione C.Q.F.P. (comequandofuoripiove) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-09-30 00:00:00
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