Reinterpretare un genere già saturo riuscendo a non essere banali. Obiettivo raggiunto dai Dhole già al disco d'esordio.
"Nessuno mi riconosceva nessuno pensava più a me non destavo curiosità né la minima sorpresa [...] nessuno, nessuno si ricordava più di me. Come se non fossi mai esistito".
Il disco d'esordio dei Dhole è un altro tassello di quel puzzle emo\post-rock\post-hardcore, caratteristico delle regioni del Nord Italia che continua a proporre nuovi gruppi giornalmente. Gruppi che si limitano a svolgere spesso il semplice "compitino" senza portare avanti nessun cambiamento o sfumatura che dia al genere qualcosa di nuovo. I Dhole, in un certo senso, potrebbero appartenere a questo tipo di gruppo: al primo impatto il disco è semplicemente uno dei tanti, da cantare a squarciagola ma nulla più. Questo ascoltando soltanto "Gavrilo", la traccia d'apertura. Continuando l'ascolto, i Dhole smentiscono e ribaltano il pregiudizio iniziale. "Oltre i confini della nostra essenza" è, infatti, tutto fuorché banale e già sentito.
I testi ad esempio, che molto spesso nel genere sono emozionali ad un livello, se possibile, basso: un lamento d'amore o di nostalgia per qualcuno o qualcosa. Quello dei Dhole è invece un urlo esistenziale, il manifesto di un'umanità che ha perso ogni punto di riferimento, in un discorso che riesce ad essere al tempo stesso intimo e globale: "Dalle altalenanti scelte occasionali / alle coincidenze mal riposte al caso / siamo alla ricerca di simboli più chiari / perseguiamo a stento quello che vogliamo".
Una prima prova assolutamente convincente, dato che il gruppo mostra capacità di scrittura (sia a livello di testi che di composizioni) davvero valide.
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La recensione Oltre Ai Confini Della Nostra Essenza di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-09-01 00:00:00
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