Tra hit e raffinatezza i Walamaghe confezionano un buon esordio che non è però esente da margini di miglioramento
Il suono è sporco, il ritmo pressante, l’atmosfera straniante. Questa sarebbe la sintesi in meno di dieci parole dell’esordio dei Walamaghe, capitanati da Kheyre. La band è un concentrato di elettronica, da quella da ascoltare a quella da ballare, dai Radiohead ai Depeche Mode - questi ultimi ancor più che musicalmente vengono in mente per il tentativo di rendere l’elettronica così tanto rock.
L’ep si snocciola in cinque veloci tracce guidate dalla title track “Come i pesci”, che è forse la più riuscita. Qui la voce dell’italosomalo si intreccia con quella femminile e delicata di Caterina Venturelli, il tutto su un morbido mix di drum machine, piano e giro di basso. Un mix perfetto tra nostalgia e euforia, tra ricercatezza e commerciale.
“Alfonso”, che nonostante il nome da maggiordomo è una canzone sui colpi di fulmine, dà più spazio all’indole dance del gruppo. Il riff luminoso e veloce insieme al beat frenetico e al testo scarno vanno a creare quella che potrebbe tranquillamente essere la cover di un brano di Mika. “Calde pietre” inizia come “Feel Good Inc.“ dei Gorillaz e prosegue con un ritornello che sa del Battiato più etereo.
“Come i pesci” è un disco con spunti interessanti, i Walamaghe dimostrano di avere una buona completezza musicale e le capacità per fare un album pericolosamente incisivo, sapendo creare dei suoni sempre differenti ma che girano attorno ad un’idea precisa. È però anche, tocca dirlo, un lavoro che perde di entusiasmo andando avanti con la riproduzione, dando vita ad un risultato non soddisfa appieno le potenzialità. I testi non sono banali ma allo stesso tempo non sempre rendono giustizia all’anima cantautoriale della produzione. Questo non vuol dire che il giudizio sia negativo, ma che la conclusione dell’ascolto non sia soddisfacente. Fatta la ramanzina restano però i lati positivi, ovvero più della metà delle canzoni riuscite e la piacevole mancanza di errori o scafalcioni. Peccato solo che i Walamaghe si perdano nel limbo tra la raffinatezza e la hit, non riuscendo a fare pienamente né l’uno e né l’altro. E non sempre si è abbastanza in forma da riuscire a fare la hit raffinata à-la Depeche Mode.
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La recensione come i pesci di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-10-21 00:00:00
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