"Take Care" suona come un bel modo per andarsene e congedare un amico. Glam, pericoloso e solo un po' vizioso, non è assolutamente il genere di cose che accade nella Milano dei dj set e dei live hip hop. Il fatto che gli Younger and Better provengano da una parte del mondo così “mondana” rende questo ep umido, sudicio ed oleoso ancora più impressionante.
Terreno di conquista di "Take Care" sono i locali underground, le serate fredde e piovose e i momenti di iperattività che coincidono con il termine della routine settimanale in ufficio. Il fuzz ipnotico del sintetizzatore della prima traccia dell’ep, "TC", ci porta a vivere la nostra vera scena dello "scambio" del primo capitolo della trilogia Pusher: come Frank, il protagonista del film, che vaga freneticamente tra le vie di Copenhagen prima di piazzare la merce, siamo avvolti da vibrazioni basse e potenti che ci caricano d'ansia e portano a morderci nervosamente l'unghia del pollice fino ad arrivare alla carne viva. Il nostro istinto ci intimerà più volte fermarci ma noi staccheremo anche l'ultimo pezzo di pelle fino ad arrivare al sanguinamento: momento che coinciderà con l'esplosione vera e propria di "TC".
A livello strumentale, i chiari riferimenti a mostri sacri come Joy Division, che troviamo all’inizio della canzone, vengono sviluppati e compenetrati da una chitarra distorta rubata da Mladik dei God Speed You! Black Emperor e da un beat costante e inarrestabile.
Con "Await", il gruppo rilascia tutte le energie accumulate durante l'anno di transizione dopo l'uscita del precedente ep, "Due". Il synth la fa da padrone e la batteria, grazie alla continua scarica di colpi, ci porta ad un headbanging insistente e caricato ulteriormente dal breve intermezzo strumentale presente a metà canzone.
All’interno di "Dinocore", la terza traccia dell’ep, ritroviamo la ritmicità propria dei primi lavori degli Younger and Better e, allo stesso tempo, abbandoniamo le sonorità caratteristiche del post-rock. Si sentono infatti numerosi rimandi a gruppi dell'indie-rock inglese dei primi anni 2000: plettri che vengono sfregati velocemente sulle corde della chitarra, charleston sempre presente e voci armonizzate alla Band of Skulls. Uno shot di carica esplosiva e distorta di quasi 3 minuti.
"Errors", la traccia di chiusura, è un omaggio diretto alla band post-electro di Glasgow. La voce delicata e carica di riverbero lascia subito spazio agli strumenti che diventano i veri protagonisti della composizione. Batteria, sintetizzatore e chitarra collaborano a creare un climax a spirale senza fine: i suoni diventano grandi, selvaggi e altamente ripetitivi. Si ha la sensazione di perdere completamente il controllo e di sprofondare in una collisione di corde, beat spezzati e loop inquieti.
Dopo i precedenti lavori "Last Known Surrenders" e "DUE" era arrivato il momento di scegliere una strada precisa da seguire. Con il loro terzo ep i milanesi Younger and Better hanno superato loro stessi. "Take Care" è un lavoro omogeneo, che cerca di mettere un timbro su quelle che saranno le caratteristiche del suono e stile della band, preparando il terreno per quello che, speriamo, sarà il loro primo lp.
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