Un disco di musica leggera da ascoltare prima di andare a dormire
Che “L’attimo esatto del vuoto” sia stato scritto in soli tre giorni lo si può facilmente intuire ascoltandolo. I dieci brani presentano quasi sempre una struttura semplice, senza troppi fronzoli: chitarra, voce e poco altro. In questo senso Mattia Pace può senz’altro essere considerato un cantautore, pur non rientrando nella definizione più stretta che comprende solo coloro i quali cantano di tematiche sociali o politiche. Bolognese con “un cognome ingiusto” - come canta lui stesso - la sua non è altro che musica leggera, intesa nel senso più nobile e letterale del termine.
Un senso di leggerezza a dire il vero lo si percepisce fin dal titolo e dalla copertina, che rispecchiano in pieno l’essenza dell’intero lavoro. Otto storie separate ma anche molto simili, sempre in bilico, sorrette solo dall’uso spropositato che l’autore fa dell’immaginazione. Nel mezzo ci sono anche due brani strumentali che fanno da colonna sonora in linea con tutto il resto. Spiccano in particolare “La promessa”, in apertura, e le due parti di “Notte”. Niente di troppo originale, intendiamoci, ma sicuramente piacevole.
Sfugge un po’ il filo del discorso, la linea narrativa. Ma forse il significato intrinseco di queste dieci canzoni è tutto lì, nella loro sfuggevolezza, condensata nell’emblematica immagine evocata dal titolo. Un disco da ascoltare di notte, a luce spenta - così come immaginiamo sia stato in gran parte concepito - e poi andare a dormire.
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La recensione L'attimo esatto del vuoto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-10-06 00:00:00
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