Un disco che si lascia ascoltare, ma con zero originalità e meno ancora personalità.
Sarà che col tempo son diventato di bocca buona, ma rimango stupito dal fatto che nel 2015 ci siano proposte musicali come quella dei Dada Circus. Non è tanto una questione legata all'originalità, argomento su cui glisso quasi sempre quando racconto di un disco: sono consapevole che, in fin dei conti, valga molto di più l'aspetto della personalità di una band (o del solista) di turno durante l'ascolto.
Relativamente al sestetto in oggetto, però, il problema si pone a monte, ovvero zero originalità e ancor meno personalità - e, purtroppo per loro, non vale l'attenuante dei ritmi in levare, anzi delle due rappresenta un'aggravante. Liberissimi di scegliere lo ska e il reggae come generi prediletti, contamindanoli qua e là con il cantautorato e il folk; il risultato, però, è davvero poca cosa, a tratti neppure giustificabile col mestiere. Non discuto il fatto che ci siano le intenzioni migliori del mondo: si sente persino l'impegno che ci mettono nel suonare, per cui non si può rimproverar loro di essere un combo improvvisato. Nonostante ciò, la sensazione complessiva è che il progetto manchi di un senso compiuto, di un qualcosa di personale (appunto) che vada oltre i generi battuti e lo faccia apprezzare per quello che é.
Non me ne vogliano i sei, ma a questo punto ritengo che neppure in futuro riusciranno a evolversi, avendo evidenziato, 3 anni orsono, le stesse identiche problematiche la collega Sara Scheggia, in occasione del precedente lavoro. Da queste parti rimaniamo comunque prontissimi a cambiare idea per tornare sui nostri passi; e lo faremo ben volentieri se i Dada Circus si ripresenteranno sulle scene con una manciata di canzoni cazzute.
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La recensione Lato del cerchio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-10-16 09:30:00
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