Senza dubbio Maldestro aveva molte cose da dire, ed è anche riuscito a farlo piuttosto bene.
Prima di ascoltare l'album d'esordio di Maldestro, al secolo Antonio Prestieri, avevo le idee poco chiare: il suo nome e il titolo del disco mi avevano tratto in inganno, credevo di trovarmi davanti all'ennesimo esponente del movimento “Vorrei essere ma non sono”. Da subito invece, il lavoro emana una certa maturità vocale e di scrittura, riconducibile alla migliore tradizione cantautorale italiana. Questo artista, nato a Scampia e figlio di un ex-boss, ha l'attitudine vintage di Luigi Tenco e Paolo Conte, la lucidità emotiva di Gaber e Jannacci e lo stile senza tempo di Edoardo Bennato.
“Dannato amore” apre in maniera malinconica ma allo stesso tempo dolce, seguita dalla struggente ballata dedicata alla propria terra contenuta in “Io sono nato qui”. “Sopra al tetto del comune” alza il tiro con un ritmo quasi balcanico arricchito da un flauto, in contrapposizione con le durissime parole del testo, dedicate alla vita di un operaio. “Dimmi come ti posso amare” è una denuncia sociale sorretta da chitarra e armonica; con il brano “Maldestro” invece si vira verso il rock'n'roll e la musica popolare delle origini, tra banjo ed allegria incalzante. Dopo un'incursione partenopea (“La fenesta”) con ospite Peppe Barra, arriva la chiusura elettronica di “Po po po”, completamente diversa dal resto, forse per ricordare a tutti che l'autore in questione ha solo 30 anni, ed è anche totalmente disincantato. Senza dubbio Maldestro aveva molte cose da dire, ed è anche riuscito a farlo piuttosto bene.
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La recensione Non trovo le parole di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-09-04 00:00:00
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