Ascoltando i Meschalina viene da chiedersi innanzitutto quanta mescalina abbiano consumato questi tre ragazzi di Roma per fare quello che hanno fatto e, soprattutto, se si trattava di roba buona. Ma ripensandoci bene, non è giusto dire queste cose del lavoro di un gruppo, anche se poi uno le scrive lo stesso.
A parte questa premessa, l’ep di debutto dei Meschalina dal titolo "Something 2 die 4", può piacere a due tipi di persone. Quelli che dicono “a me la musica piace tutta” – su questi si può sempre contare – e gli amanti delle estreme mescolanze di generi. Per intenderci quelli che la notte sarebbero in grado di sognare Britney Spears e Max Cavalera sposi a Las Vegas davanti un prete vestito da Elvis.
Il gruppo definisce infatti la propria musica come electro-rap-core. Un parolone che tutto sommato rende bene l’idea delle undici tracce contenute in questo album. Cercando di essere obiettivi, però, per quanto i suoni siano ricercati e curati in ogni minimo dettaglio, l’ascolto soffre dell’abuso di elettronica. In pezzi come “Something 2 die 4” e “Bleeding U.S.A.” sembra che qualche idea interessante ci sia. Purtroppo si perde nella marea di effetti elettronici in mezzo ai quali si inserisce come può la chitarra. Antico ricordo (?) di quando i Meschalina erano una cover band dei Rage against the machine.
La voce è arrabbiata al punto giusto e i testi, con quel pizzico di retorica antiamericana che non guasta mai, sono rappati per lo più in inglese. Ma i buoni propositi del trio romano continuano a perdersi nella frenesia di voler concentrare tutti i loro spunti in così poco spazio.
Nell’ultima canzone, “Opium” siamo ormai nel terreno della tecno. Ma più che a un party affollato viene da pensare a quel verso di Battiato che dice: “come dopo un viaggio con la mescalina che finisce male”.
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