La Tarma è il fascino vintage di diapositive in bianco e nero. Un bellissimo ep di cover che guarda al passato in funzione del presente.
La Tarma è il fascino vintage del ronzio di un vinile, foto in bianco e nero, versi semplici, chiari e diretti. Tempi in cui la musica italiana poteva essere ancora considerata di valore, canzoni pop e melodiche che arrivavano a tutti, parlavano una lingua facile, ingenua e naïf, ma nascondevano sentimenti genuini e quotidiani. Parlavano d’amore, di difficoltà economiche, di speranze soddisfatte o delusioni: sentimenti universali, insomma.
E allora i “Quattro pezzi facili” dell’ep di La Tarma sono semplicità e bellezza limpida; sono vintage e modernità; sono la linea retta infinita che unisce presente e passato e (probabilmente) futuro.
I primi complimenti riguardano già la scelta dei pezzi coverizzati: Nico Fidenco e la sua “Legata a un granello di sabbia” (1961), le “Mille lire al mese” di Gilberto Mazzi (1939), Tenco e la sua stranota “Ciao amore ciao” (1967) e in chiusura “We’ll meet again” di Vera Lynn (ancora 1939). Una selezione difficile se si pensa a tutto il resto della produzione musicale degli anni ’30-‘60, ma completamente riuscita, attuale e soprattutto originale.
La Tarma ha scelto “Quattro pezzi facili” per dimostrare la continuità del tempo: le “Mille lire al mese” non potrebbero essere i “mille euro al mese” di oggi? L’illusione che dietro uno stipendio sicuro si nasconda la felicità e la tranquillità. Ma almeno uno stipendio aiuterebbe.
“Ciao amore ciao” è bellissima nell’arrangiamento e nell’esecuzione. C’è tutta la forza vocale di Marta Ascari, quasi sempre impeccabile, ricca di drammatica intensità. Bellissima e basta, in originale come in cover.
E poi il fascino ironico di “We’ll meet again”, che richiama in un attimo diapositive di kubrickiana memoria: un grido contro la guerra, ancora in bianco e nero.
Allora tanti complimenti a La Tarma, che ha la capacità di leggere il passato in funzione del presente, cosa che troppo spesso troppa gente dimentica di fare. In fondo l’essenza non cambia, anche se il tempo passa.
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La recensione 4 pezzi facili di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-09-02 00:00:00
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