Quante ore sognanti è riuscito a regalarmi già il solo nome di questa band d’imprecisato stampo, originaria di un imprecisato luogo in quel di Piacenza.
C’è aria calda che spira dal loro 7 songs e profuma di miele e vaniglia.
Finalmente, esclamano i miei timpani. E’ lei, esclamano le mie endorfine. Non esagerare come al solito, ribatte il mio cervello. Si, gli ripete la sua parte sinistra, questa spada dritta al centro nevralgico della tua inconcludente giornata di fine 2003, si chiama Emozione.
E le emozioni di questi tempi te le bevi diluite in un pentolone di stress, delusioni e lontananze obbligate a suon di precarietà e abbagli che la musica ti vende. E poi, ascolti “Breezza” e senti torpore al centro del tuo stomaco pieno d’additivi e ti piange la schiena per il sollievo dopo il peso di dischi vuoti, e ti rimbalzano i ginocchi per questi bassi riflessi sul pianoforte, per l’eleganza che accoglie le schegge elettroniche di una cantilena sinuosa e bollente che ti conquista col sangue. Loop armonici e consonanze strette alle intonazioni di Samuel-Subsonica, sfumano piano nel relax di una scenografia blu e rossa su un ponte di Amsterdam. L’eco sottacqua dei Flyindolly incede in ballate sconnesse e visionarie a più voci, spaziose e meste nelle associazioni che riportano alla mente i mai dimenticati dEUS di Ideal crash ma senza le chitarre(“8 lug”). Non siamo solo in presenza di qualità, ispirazione e personale apporto privo di derivatismi, siamo nel bel mezzo di un immaginario discorso tra note e interlocutori all’ascolto: ritmi dilatati per sonnolenza da barbiturici pizzicano come elastici sulla pelle nuda, parole sofferte ed ermetiche stanno cercando di condurti a sé per dartene di santa ragione. 7 songs si apre con la distorta “2.94”, una versione fascinosa di un impresa sonora tra Verdena e Sonic Youth sciolti alla fiamma ossidrica. In “EmotrOn” c’è Badly Drawn boy in veste lirica che canta d’amanti abbandonati e fa giochi di luce con i cristalli elettronici di un suo qualche amico epico e immaginifico, tipetti tra Doves, Flaming Lips, e Avalanches in gita nella fertilissima e talentuosa terra emiliana. Brano che conclude la cavalcata tra i pixel emozionali di 7 songs, e già il mio primo singolo del 2004. Il fuoco che l’eclettismo ingenuo dei Flyindolly ha suscitato nella sottoscritta, potrebbe essere inverno pieno per un cultore d’altre sonorità o per un disattento della ”parte sinistra” del nostro cervello. Ahimè per loro che non hanno mai conosciuto quella “febbre da vertigine” che ti fa vivere a un centimetro da terra. E noi, gente che si scioglie per vocazione, stiamo già sognando una corsa al rallentatore in un campo di girasoli commestibili e alberi d’ovatta .
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