Un demo dalla grezza registrazione casalinga è il biglietto da visita di Elia Fabbro, la cui proposta musicale oscilla tra tipiche sonorità anni'90 made in USA e influenze più italiche, il 'solito' Ligabue in testa.
Gli esiti sono alterni: una prima parte del disco tutto sommato godibile,
nella quale si segnalano 'Billy', che ricorda da lontano certo 'indi
rock' a là Dinosaur Jr,'Angoscia', in stile Pearl Jam
e soprattutto 'Estate '01', cui le tastierine conferiscono un tenore
vagamente psichedelico
.
Meno convincente la seconda, dove il nostro si appiattisce forse
eccessivamente su una forma canzone di stampo intimista.
I testi sono ancora un pò acerbi, a tratti li definirei addirittura ingenui, mentre il fatto che sia il solo Elia ad occuparsi di tutta la strumentazione alla fine si fa sentire nei termini di una certa monotonia stilistica.
A pesare in modo determinante sul risultato finale di "Nella mia stanza" è però la bassa qualità della registrazione: va bene il lo-fi, ma qui si esagera...
Un ultimo appunto lo riserverei alla copertina del cd, molto naif sulla quale campeggia il 'faccione' di Elia, in una foto più da album casalingo che da cd.
Si tratta insomma di materiale grezzo, che ha bisogno di un vigoroso processo di raffinamento, magari, come si augura lo stesso autore, tramite l'intervento di altri musicisti e soprattutto di una produzione all'altezza.
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La recensione Nella mia stanza di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-01-26 00:00:00
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