Levante Abbi cura di te 2015 - Pop

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Levante ha capito come non cucirsi addosso la definizione di cantautrice, e andare avanti dritta sulla strada del pop.

È possibile confezionare un album non banale che funzioni lungo - quasi - tutte e dodici le tracce? Ultimamente si direbbe di no. Soprattutto nel pop, dove da quando si è capito che i dischi non li compra più nessuno si mettono quelle quattro o cinque canzoni che poi saranno i singoli, e in mezzo un numero variabile di riempitivi. Pezzi con poca verve, spesso palesemente "utili idioti" in quanto solo acustici, intro, o qualcosa di simile. Che poi è un classico cane che si morde la coda: a parte il fan sfegatato, perché si dovrebbe acquistare un disco per poi passare direttamente alle hit più o meno dichiarate saltando gli intermezzi? “Abbi cura di te” di Levante sembra però smentire questo adagio contemporaneo: dodici tracce mai sotto tono, molte delle quali potrebbero essere dei singoli.
Con il primo disco, “Manuale distruzione”, Levante è infatti riuscita ad imporsi all'attenzione dell'ostico mondo mainstream con l'ormai celebre "Alfonso". Brano facile, furbo, come l'hanno definito in tanti. "Che vita di merda" eccetera eccetera. Ma la cosa non così furba e non così facile è stato quello che è successo dopo. Erano anni che un artista non riusciva a passare con questa naturalezza tra mainstream e indipendente. Palco del Primo Maggio, tour nei club, heavy rotation nelle radio commerciali con un tormentone estivo, partecipazione al SXSW di Austin, Texas. Sappiamo benissimo che non è un'impresa da tutti, tanto più che chi l'ha vista live può dire di essere stato stupito non solo dalla bellezza (si può dire?), ma dall'energia e dalla carica che riesce a trasmettere.
“Abbi cura di te” dimostra non solo maturità, ma anche una vera e propria consapevolezza di cosa voglia dire fare musica pop in Italia oggi. "Le lacrime di non macchiano" è la traccia con cui si apre il disco. Un potenziale singolo, onesta, incalzante, ben prodotta (come tutto il resto delle tracce). Ma che vuol dire in questo caso onesta? Che dice cose vere. Cosa che non si dà per scontata per un'artista che è al secondo disco e sa di poter fare il botto, magari ha capito come funziona e sa che basterebbe strizzare l'occhio con due rimette sceme per portarla casa.
Da un certo punto di vista, Levante continua a essere la stessa di "Manuale distruzione", ma arricchisce il tutto con una maggiore complessità, soprattutto nella produzione. E quelle strofe che sono quasi dei riassunti (come la già citata vita di merda) che l'hanno resa tanto celebre continua a partorirle. "Ho speso in trucchi tutti i miei soldi per averti/per esser bella e cancellare i miei difetti", per esempio. Tematiche di certo più vicine a donne che si struggono per amore, ma non del tutto: c'è quasi sempre un guizzo che rende i pezzi meno mielosi e appetibili ad un pubblico più ampio. L'arrangiamento, l'elettronica, la chitarra, la parolaccia mai volgare che sdrammatizza. Insomma, Levante ha capito come non cucirsi addosso la definizione di cantautrice. Per certi versi vien da pensare a Carmen Consoli, la prima artista italiana a partecipare al SXSW, nel 2004. Ma qui l'impegno e l'animo da cantautrice non è mai sceso in secondo piano, nonostante qualche sparuto tentativo di maggior "leggerezza".
In Levante invece l'animo pop è forse più forte. Anche lei pecca di urla, come è di moda oggi: in "Lasciami andare", dove c'è un interessante tappeto elettronico, il ritornello a squarciagola è un po' eccessivo. "Caruso Pascoski" ha quella giocosa tenerezza che si sente essere nelle sue corde e l'incipit di "Pose plastiche" è chiaramente ispirato a “Jungle drum” di Emiliana Torrini. Tra le tracce meno convincenti ci sono "La rivincita dei buoni" e "Mi amo", e a volte si sente una uniformità d'insieme che a tratti rischia di rendere il disco ridondante, ma nonostante ciò la capacità di scrittura è evidente e interessante.

“Abbi cura di te” è un disco pop, ma fatto con le chitarre, le batterie elettroniche e il banjo. Sopra metteteci dei buoni testi, un ottimo lavoro di comunicazione e viene fuori Levante. Una che, se continua su questo binario, è destinata a durare a lungo. 

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La recensione Abbi cura di te di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-01 00:00:00

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